La difficile situazione che si prospetta per le scuole dell’infanzia a Bologna è al centro di un’interrogazione a risposta immediata presenta durante il question time da Giovanni Favia e Andrea Defranceschi, del movimento 5 stelle, per sapere dalla Giunta regionale cosa intenda fare per salvaguardare il sistema del welfare felsineo, noto da sempre per la quantità e qualità dei servizi alla persona? Stando a quanto segnalato sulla stampa cittadina, – ha riferito Favia – a seguito dei tagli governativi il comune di Bologna si accingerebbe ad effettuare una massiccia privatizzazione del settore educativo e scolastico, ad aumentare le rette degli asili introducendo anche una tassa d’iscrizione per le scuole d’infanzia, mentre di contro verrebbero ridotti gli orari d’apertura. La questione – ha ricordato il consigliere – investe le famiglie aggravandone la situazione finanziaria già resa pesante per effetto della crisi economica ed occupazionale, ma riguarda anche i lavoratori del settore, tra i quali molti precari che non vedranno rinnovato il proprio contratto dopo aver prestato servizio negli asili per diversi anni. Per queste ragioni è in atto una mobilitazione.

In merito a quanto segnato dal consigliere, l’assessore regionale alle politiche sociali, Teresa Marzocchi, ha precisato che non risulta che sia ancora stata assunta nessuna decisione rispetto a rette e orari sia per i nidi che per le scuole d’infanzia.

In linea generale l’assessore ha poi riferito delle “gravissime difficoltà al sistema delle autonomie locali”provocate dalla manovra finanziaria 2011 che impone pesanti tagli dei trasferimenti statali tanto a carico dei comuni (1,5 miliardi) e delle regioni (4,5 miliardi). In questo quadro – ha detto – la Giunta regionale ha appena approvato il progetto di legge finanziaria per il bilancio 2011 che contiene uno stanziamento di risorse regionali per le politiche sociali pari a quello del 2010 (compreso il fondo straordinario di 22 milioni), con un importante investimento tra l’altro sui servizi per l’infanzia e le famiglie. Malgrado gli sforzi, le risorse assegnate dalla Regione agli enti locali per il welfare – ha osservato Marzocchi – rappresentano circa il 10% dei costi che questi sostengono complessivamente e pertanto non riescono a compensare i tagli dei trasferimenti statali e l’aumento della domanda dei servizi. L’assessore ha quindi fatto presente come il Comune di Bologna più di altri risenta negativamente della situazione in quanto caratterizzato storicamente da una grande ricchezza dell’offerta (ha uno dei più alti indici di copertura di posti di asili nido) e dalla prevalenza della gestione comunale. Il comune di Bologna è finora riuscito a garantire una propria rete dei servizi caratterizzata da elevati livelli qualitativi coniugandola con un’azione di contenimento delle rette ferma da 10 anni – ha concluso Marzocchi assicurando che l’assessorato per accompagnare questa difficile fase sta partecipando nelle diverse sedi al confronto tra i diversi soggetti interessati sui temi della gestione dei servizi sociali e socioeducativi. “Partecipiamo a tutti i confronti possibili per trovare insieme risposte. La situazione – ha detto – è così grave che un singolo ente non può farlo da solo”. Un’indagine condotta nel 2010 sui costi dei servizi socio educativi che verrà presentata a breve – ha infine preannunciato Marzocchi – potrà consentire di individuare utili strumenti a supporto della programmazione.

Nella replica Favia ha ribadito che la richiesta era di sapere se la Regione ha intenzione di intervenire nello specifico. La Regione – ha sottolineato – l’ha fatto altre volte. Su Bologna è necessario mettere in campo strumenti specifici, almeno per il problema del precariato e cercare di attutire gli effetti della manovra, almeno sui servizi sociali.