Condannato a otto anni di carcere con l’accusa infamante di aver abusato sessualmente di un ragazzino di 13 anni con problemi psichici, è rimasto in carcere per oltre due anni, dal 17 dicembre 2008, sino ad oggi quando la Corte di Appello di Bologna presieduta dal giudice Massari lo ha assolto facendolo tornare in libertà. E’ la vicenda di un tunisino di 47 anni, da quasi venti anni in Italia, titolare di una macelleria nel ravennate, difeso dagli avvocati Massimo Leone e Alessia Cuppini.

Un anno fa i giudici del Tribunale di Ravenna lo condannarono, appunto, a otto anni. A metterlo nei guai era stata una denuncia fatta nell’agosto 2008 dalla madre del ragazzino, che pur avendo 13 anni, secondo gli esperti che lo hanno visto, ha una età mentale inferiore. La madre aveva riferito che dopo uno strano comportamento del figlio lo aveva interrogato a lungo, circa quattro ore con rimproveri, per farsi dire che il macellaio e il figlio del macellaio, (minorenne e per il quale è ancora pendente un procedimento con la giustizia minorile), gli avevano usato violenza.

Quella del bambino è una famiglia proveniente da un altro paese del Maghreb, in Italia da non molti anni. Secondo l’accusa poi formulata dalla Procura di Ravenna, per due anni il padre e il figlio avrebbero abusato del ragazzino. Nessuno, fino alla denuncia della madre, si era accorto che fosse vittima di abusi, tra gli assistenti sociali e lo psichiatra infantile che lo seguivano. Lui aveva solo parlato di maltrattamenti dei genitori.

Il ragazzino venne sentito e venne affidata dal Gip di Ravenna una perizia con incidente probatorio (una anticipazione di una fase del dibattimento) ad un neuropsichiatra infantile. Il professore nella sua relazione, pur dicendo che non si poteva ricostruire come fossero andate le cose, ipotizzò la possibilità che fosse stato incoraggiato dalla madre a raccontare. Tra l’altro, per le sue condizioni, l’unico luogo dove veniva mandato da solo era la macelleria.

Visto che non c’era però una conclusione nel lavoro del neuropsichiatra, l’avv.Cuppini aveva chiesto in due occasioni ai giudici di primo grado di citarlo: il tribunale respinse la richiesta. Così il primo grado finì il 9 febbraio 2010 con la sentenza a 8 anni di carcere, oltre ad una provvisionale alle parti civili di 100.000 euro per il minore e 50 mila ad ogni genitore.

In appello gli avvocati Leone e Cuppini hanno chiesto la rinnovazione dibattimentale con l’audizione del neuropsichiatra per le conclusioni. La Corte ha accolto in parte la richiesta citando il professore, il quale ha riferito che il racconto del ragazzino poteva essere stato indotto. I bambini ripetono il racconto, che magari gli ha fatto qualcun altro, più che la loro esperienza.

Il Pg Luigi Perisco aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado. Dopo due ore di camera di consiglio i giudici di secondo grado hanno pronunciato l’assoluzione, per prova insufficiente o contraddittoria, annullando tutte le statuizioni per le parte civili.

”Ho sempre chiesto che venisse ascoltato il perito del giudice – ha sottolineato l’avv.Cuppini – Magari se fosse stato sentito in primo grado avrebbe potuto chiarire, evitando una condanna e un ulteriore anno di carcere per un innocente”.