“Dispiace prendere nuovamente atto che anche il mondo della cultura modenese, e in particolare quello teatrale, non abbia saputo resistere alla tentazione di tuffarsi nella propaganda fine a sé stessa. Ne prendiamo atto con non poco dispiacere. Avevamo infatti tenuto acceso un fioco lumicino di speranza con l’auspicio che la vergognosa messinscena di sabato al Comunale di Modena fosse solo uno scivolone. Invece no. L’onda lunga del qualunquismo ha varcato anche i portoni del Pavarotti, salendo prepotentemente, e senza precedenti, sul palcoscenico”. Lo ha affermato in una nota il Vice-presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Enrico Aimi, intervenuto per replicare ad alcune affermazioni rilasciate alla stampa da alcuni importanti esponenti del mondo dell’arte e del teatro modenese ed emiliano.

“Evidentemente – ha poi aggiunto – qualcuno non si è ancora accorto che l’economia mondiale, e con essa anche quella italiana, è alle prese con una crisi che per tipologia ed effetti, non ha precedenti nella storia. A fatica il Paese si sta rimettendo piano piano in marcia. Ma in un momento come questo – ha osservato Aimi – le categorie tutte sono chiamate a dei sacrifici. Anche dolorosi. Invece no. C’è chi si ostina strumentalmente a non voler capire che la coperta, in questo momento, è drammaticamente corta. Per tutti, dagli arrotini agli operai, dai colletti bianchi ai commercianti, dai pompieri ai giardinieri, financo agli artisti. Credo sia un concetto non troppo difficile da comprendere, ammesso e non concesso che ci sia la reale volontà di imbastire un dialogo minimamente sensato. Cosa dovremmo fare allora per non mandare la nostra economia a gambe all’aria ? Mantenere aiuti a pioggia (e spesso a piè di lista) al mondo della cultura e tagliare fondi magari all’istruzione, alla sanità, alle forze dell’ordine (ma non alla vasca per canoe al Parco Ferrari)? Ce lo dicano, i professionisti della recitazione. Ne prenderemo atto, così come ne prenderanno atto tutti quei modenesi – che sono la maggioranza – stanchi sfiniti di ascoltare strilli e ululati che a cadenza regolarissima continuano a piovere contro il Governo.

E’ bene dunque che chi si occupa di teatro continui a farlo come ha sempre egregiamente fatto altrimenti – ha concluso Aimi – dagli applausi per le tantissime opere portate in scena, si rischia di passare alle bordate di fischi per un melodramma lapalissianamente finto e strumentale”.