E. e J. sono due giovani di Reggio Emilia che non beneficiano della cittadinanza italiana, vivendo quotidianamente le conseguenze di questo paradosso anche nell’attività sportiva. Ganese, di 16 anni, E. gioca a calcio in una polisportiva reggiana. I suoi genitori sono all’estero e questo, nonostante la patria potestà sia affidata a una funzionaria del Comune, gli impedisce di disputare partite ufficiali nel torneo Figc cui è iscritta la sua squadra. J. ha invece 17 anni e corre nelle specialità dei 60, 100, 200 e 400 metri. È nigeriana ma da dodici anni vive a Reggio assieme alla madre. È tra le più forti della sua categoria e, pur vincendo la maggior parte delle gare, nessun titolo può esserle conferito senza cittadinanza italiana.

A questi due giovani atleti il Comitato regionale Emilia-Romagna della Uisp – Unione Italiana Sport Per tutti, intende esprimere la propria solidarietà, sottolineando il proprio impegno per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza ai migranti di ogni generazione e il lavoro quotidiano per spingere lo Stato italiano all’adozione dello ius soli invece dello ius sanguinis come strumento di assegnazione della cittadinanza.

“La legge prevede – afferma Ivan Lisanti della commissione regionale Uisp su diritti e integrazione – che chi non è nato su territorio italiano o in Italia ma da genitori non italiani attenda i 18 anni per scegliere la nazionalità: una giusta forma di tutela della libertà di scelta del minore. Come Uisp però noi spingiamo per un’estensione della protezione dello Stato attraverso una grande opera di civiltà, ovvero l’attribuzione automatica della cittadinanza italiana a chi nasce sul nostro territorio. Esclusione dalle partite ufficiali o mancato riconoscimento di titoli, spostano invece il discorso sulle regole rigide delle Federazioni del Coni. A fronte di una realtà che vede una sempre maggiore presenza dei nuovi cittadini nella nostra società, come Uisp spingiamo affinché il Coni cambi le sue regole. Ma ci teniamo a ricordare che la nostra associazione non pone limiti di cittadinanza per la partecipazione alle attività. Il vincolo centrale per noi, che dà maggiore libertà a tutti, è il vincolo associativo e non quello di cittadinanza”.

“La scorsa edizione dei Mondiali Antirazzisti (manifestazione Uisp contro le discriminazioni, ndr) è stata dedicata – sottolinea Carlo Balestri, uno degli organizzatori dell’evento – proprio alla riflessione sul rapporto tra ius soli e ius sanguinis. Sulla base di quell’esperienza stiamo avviando una riflessione con altre associazioni per arrivare a una campagna pubblica che solleciti il nostro governo per un cambiamento del nostro ordinamento. Sono tantissime le persone, le associazioni e le società sportive che ogni giorno vivono contraddizioni e problemi come quelli di E. e J. È con loro che vogliamo avviare un movimento di notevole portata nel dibattito pubblico nazionale su temi come cittadinanza, migrazione, seconde e terze generazioni”.

Numerose sono le attività della Uisp regionale Emilia-Romagna e dei suoi Comitati territoriali a favore dell’integrazione e contro il razzismo. In primis proprio i Mondiali Antirazzisti, in programma a Castelfranco Emilia dal 6 al 10 luglio: una festa contro le discriminazioni che coinvolge 5000 persone dal mondo in tornei di calcio, basket, cricket, pallavolo e rugby senza limiti di età, sesso, genere e provenienza. Il Comitato regionale e quello di Reggio Emilia sono poi “antenne” del Centro contro le discriminazioni della Regione Emilia-Romagna. A Reggio è attiva, in collaborazione con l’associazione Mondinsieme, la polisportiva Zelig, con attività incentrate sull’antirazzismo. A Piacenza, il 18 aprile, si concluderà un progetto di educazione al tifo corretto e all’antirazzismo con quattro istituti superiori del territorio. Vasta è la formazione degli educatori sportivi affinché, attraverso lo sport, trasmettano ai ragazzi il valore dell’integrazione e della solidarietà. Ulteriori informazioni sono disponibili nella rete dei siti Uisp dell’Emilia-Romagna.