“Sulla gestione e la destinazione dei fondi sociali, dei contributi e degli alloggi pubblici è giunto il momento di invertire la rotta: ferma restando la stringente necessità di realizzare una corsia preferenziale per gli italiani, si potra’, in via residuale, considerare l’ipotesi di riservare posti in graduatoria per gli stranieri ma proporzionati alla loro (già oltremodo eccessiva) presenza sul territorio modenese. E’ arrivato anche il momento di pretendere che per ogni aiuto fornito, ci sia un corrispettivo in termini di lavoro utile all’intera collettività”.Lo afferma in una nota il Consigliere Regionale del PDL Enrico Aimi che annuncia l’intenzione di presentare una proposta di Legge Regionale proprio in questa direzione.

“Che il concetto dei diritti sia profondamente legato a quello dei doveri – ha subito aggiunto – è cosa risaputa: nessuno di noi, infatti, pensa soltanto a pretendere prima di “dare”. Questa è una consuetudine alla quale siamo stati abituati da sempre dalla nostra società, dalla nostra cultura e, soprattutto, dalla nostra famiglia. Potrebbe apparire una banalità, ma dalla realtà che ci circonda emerge chiaramente che a volte, in modo assai singolare, ci si dimentica di questo inscindibile binomio, e si richiedono diritti senza (quasi mai) pensare ai doveri: in particolare a Modena, grazie a politiche irrimediabilmente irresponsabili, la situazione è pressoché degenerata, con un numero impressionante di extracomunitari che hanno individuato nella nostra città l’eldorado in cui poter battere cassa e chiedere, pretendere, esigere. Ed è anche per questa ragione – ha osservato il Vicepresidente Provinciale del PDL – che ci pare necessario portare all’attenzione dell’opinione pubblica la seguente contraddizione che, soprattutto alla sinistra, continua a sfuggire: lo stato sociale garantisce agevolazioni di carattere economico, ad esempio aiuti con i buoni spesa, contributi per l’affitto, luce, acqua, gas metano, etc, ma esiste una sostanziale differenza, che non può e non deve essere dimenticata o trascurata. I cittadini Italiani dovrebbero godere di un giusto “privilegio”, per l’assegnazione delle risorse pubbliche, soprattutto nei momenti di difficolta’, derivante dall’aver realizzato, con il lavoro, l’ingegno, il sudore e il sangue di intere generazioni, un benessere oggi minacciato dalla follia e dalla ubriacatura ideologica di chi racconta che ce n’e’ per tutti, in particolare per gli ultimi arrivati. Mettiamo dunque le cose in chiaro: non e’ cosi’. Le risorse non sono infinite ed e’ per questo che gli extracomunitari, in particolare quelli giunti da poco in Italia, se ammessi ai benefici dovrebbero quantomeno ricambiare esercitando attivita’ utili alla comunita’. Crediamo infatti che oltre al rispetto delle leggi, della nostra cultura e delle nostre tradizioni, debbano dimostrare la loro buona volontà anche come atto di riconoscenza ad una comunita’, la nostra, che si dimostra accogliente e comprensiva delle loro difficoltà. E’ dunque anche una questione di buon senso, di giustizia sociale, e – perché no – un metodo per smussare le tante incomprensioni tra culture che invece una certa sinistra egualitarista, e dalla cui testa sprizzano spesso bagliori da aureola, propaganda ad ogni batter di ciglio. Sarebbe quindi assai opportuno che i regolamenti delle varie amministrazioni comunali presenti sul territorio, a fronte di un aiuto economico, richiedessero, salvo che impossibilità di carattere sanitario lo rendano impossibile, un corrispettivo in termini di lavoro utile alla collettività. Crediamo altresì che tutto ciò potrebbe essere ben accettato da coloro che beneficiano di aiuti e sovvenzioni, per evitare in tanti casi proprio quell’ozio che notoriamente e’ “padre di tutti i vizi”. Cosi facendo, si realizzerebbe addirittura un risparmio che farebbe per di più da volano alle stesse politiche sociali. Inoltre – ha concluso Aimi – non si vedrebbero più persone nullafacenti a grattarsi la pancia gustando birra, tavernello e noccioline sulle panchine delle nostre città, in panciolle fino a sera, momento in cui, per molti di loro incominciano gli straordinari. Diritti e doveri, aiuti e lavori. E’ forse un nuovo modo di fare politica ma e’ quello che la gente chiede. Anche i disillusi di sinistra”.