Un esercito di persone vive di politica nella provincia di Bologna. Sono ben 18.176 (il 4.2% del totale degli occupati nel nostro territorio) coloro che, in modo diretto o indiretto, alimentano i costi della politica locale. Presidenti, sindaci, assessori, consiglieri in istituzioni, cda o fondazioni, consulenti e collaboratori che, ogni anno, pesano sulle tasche dei cittadini per più di 130 milioni di euro (0,6% del Pil provinciale). Ovvero 209 euro pro capite, avendo come base di calcolo i 631mila contribuenti residenti.

Squadernando i 130 milioni di euro, si nota come ben 78 milioni di euro siano imputabili a incarichi e consulenze (costo per contribuente: 125 euro) e quasi 10 milioni ad enti fondazioni e società pubbliche (16 euro a contribuente).

A scattare la fotografia di quante risorse ingoi la macchina della politica bolognese è il Centro Studi della Uil che ha scandagliato i rendiconti di spesa di Palazzo Malvezzi e dei 60 Comuni del nostro territorio (Imola inclusa). Un’analisi accurata e documentata che si inserisce nella campagna nazionale condotta dalla Uil per abbattere i costi della politica. E liberare così risorse da investire su welfare e lavoro. Una campagna che, spiega il segretario generale U.R. Emilia Romagna e Bologna, Gianfranco Martelli, «non vuole alimentare un’idea negativa sulla politica. Anzi. Ma si propone che la politica torni ad essere guardata con rispetto dai cittadini».

Procedendo per livelli di governo, in primis, l’attenzione della Uil si è concentrata sulla Provincia di Bologna. Per Giunta, Consiglio, incarichi, collaborazioni e consulenze, nel 2010, Palazzo Malvezzi ha sborsato 4,6 milioni di euro: +15,5% rispetto al 2009 e +10,7% al 2008. In particolare, solo per Giunta e Consiglio, l’impennata è stata del 40,9% (da 2 milioni e 600 mila a 3 milioni e 900 mila euro) rispetto al 2009. Anno in cui, peraltro, si registrava una inversione di tendenza sull’anno precedente con una diminuzione del 20,2%.

Da via Zamboni a piazza Maggiore, il passo è breve. Il Comune di Bologna, nel 2009, ha fatto uscire dalle sue casse ben 27,4 milioni di euro per organi istituzionali e consulenze (- 4,1% rispetto al 2008). Di questi quasi 25 milioni sono in quota a Giunta e Consiglio (+2,6% rispetto al 2008) e 2.600mila euro a incarichi e consulenze.

Nel complesso, il motore che fa funzionare il Palazzo macina il 5,5% della spesa corrente (502 milioni di euro).

Per comprendere meglio le dinamiche di spesa, la Uil ha allargato l’orizzonte, operando una serie di raffronti con altre città metropolitane. E Bologna risulta meno virtuosa rispetto a Milano dove queste voci incidono per il 2,2% della spesa corrente; a Palermo per il 2,5%; a Genova per il 3%; a Roma per il 3,1% e a Firenze per il 3,4%. Comuni ben al di sotto della media bolognese.

Inevitabile che questo abbia ricadute sui portafogli dei bolognesi. Per alimentare Palazzo d’Accursio, ciascun contribuente versa 112 euro. Quasi il doppio di quanto accade a Milano (50 euro pro capite) oppure a Genova (50 euro). Cifra comunque alta se si pensa ai 76 euro di Firenze, i 75 euro di Palermo e gli 83 euro di Roma.

Più o meno lo stesso andamento lo si rileva se si considera il costo pro capite per cittadino. Chi ha la residenza sotto le Due Torri, quindi dai bebè agli anziani, paga 73 euro per Giunta, Consiglio e consulenze. Ben più che a Palermo (30 euro per residente), Milano (31 euro), Genova (32 euro), Firenze (46 euro), Roma (45 euro), Bari (59 euro) e Torino (63 euro).

Nel dettaglio, per Giunta e Consiglio, Bologna spende 24.713.439  di cui 18 milioni addebitabili al personale, 2,2 milioni di euro alle indennità degli organi istituzionali e 154mila euro per interessi passivi.

I 27 milioni di euro gravano per il 4,9% sulla spesa corrente. A Firenze, però, incide del 3,2%; a Roma del 2,9%; a Genova del 2,8%; a Palermo del 2,4% e a Milano dell’1,5%. Per incarichi, consulenze e collaborazioni si sfonda, invece, il tetto degli oltre 2,6 milioni di euro (- 40,6% rispetto al 2008), lo 0,5% sulla spesa corrente.

Uscendo dalla cerchia del Mille e spostandoci nell’hinterland, per far marciare Giunte e Consigli e affidare incarichi, collaborazioni e consulenze, i 60 municipi bolognesi (Imola inclusa) hanno speso, nel 2009, 48,5 milioni di euro (-4,3% rispetto al 2008). Ciò equivale a 77 euro pro capite per contribuente.

Nel dettaglio, Giunte e Consigli sono costate, nel 2009, 39 milioni di euro (62 euro per contribuente), lo 0,4% in meno se confrontato con l’anno precedente. Una flessione che si registra anche a livello di incarichi, consulenze, collaborazioni e personale di supporto agli organi di direzione politica: – 17.7%.

Alcune curiosità. Sfogliando i rendiconti dei restanti Comuni della Provincia, in valori assoluti, il costo maggiore si registra a Imola dove nel 2009 si sono spesi più di 3,3 milioni di euro (-0,9% rispetto al 2008). Seguono Casalecchio di Reno con oltre 1,7 milioni di euro (-9,4%); Granarolo dell’Emilia con oltre 981 mila euro (-0,4%). All’opposto, San Giovanni in Persiceto con oltre 959 mila euro (+ 33,3%); Vergato con oltre 809 mila euro (+ 261,2%).

Per il costo pro capite, la palma di Comune più caro va a Vergato: 103 euro per residente. A poca distanza si piazza Granarolo nell’Emilia con 95 euro; San Giorgio di Piano con 72 euro; San Pietro in Casale con 63 euro e Pieve di Cento con 54 euro.

Il meno caro, invece, è Porretta Terme con 12 euro per residente, tallonata da Gaggio Montano con 13 euro. Bentivoglio, Borgo Tossignano e San Benedetto Val di Sambro con 16 euro per residente.

«Il tema dei costi della politica – osserva il segretario generale U.R. Emilia Romagna e Bologna, Gianfranco Martelli – è strettamente connesso con la qualità della spesa pubblica. Ad esempio, si potrebbe cominciare con il diminuire le indennità, le delegazioni e le trasferte. Rendendo il tutto più sobrio. A Bologna, andrebbe rivisto il sistema dei quartieri, ma anche lo stesso decantato modello istituzionale che ora vive una fase di stagnazione e di prevedibile declino se non si interviene con scelte politiche coraggiose.

Come pure si potrebbero ridurre i vari consigli, gli assessorati, le commissioni consiliari e quella miriade di commissioni territoriali.

Se si contenessero le spese entro l’80%, si produrrebbe un risparmio di 26 milioni di euro. Cifra cospicua cui si potrebbero aggiungere altri risparmi derivanti dall’accorpamento dei 18 Comuni sotto i 5.000 abitanti. Inoltre, si potrebbero razionalizzare alcune funzioni non essenziali della Provincia. E comunque, per la Uil, la Provincia andrebbe superata. Sull’Area metropolitana si discute da vent’anni e in questi giorni sono riemersi veti tutti politici finalizzati a mantenere in essere l’attuale sistema. Come Uil appena sarà insediata la nuova Giunta chiederemo con forza a Regione, Provincia e Comune di avviare concretamente il percorso sulla definizione dell’Area metropolitana di Bologna.

Non dobbiamo mai dimenticare che quando parliamo di finanza pubblica sono risorse che provengono dalle imposte e tasse che ogni anno (al di là dei soliti furbetti) paghiamo. Ed essendo noi Sindacato dei Cittadini, non possiamo non occuparci di come vengono gestiti e spesi i nostri soldi, tra cui il costo per il funzionamento delle Istituzioni. Noi crediamo che tagliare i costi si possa e si debba fare».