Quando è venuto a Reggio Emilia il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, mi sono recato, in quanto invitato in veste di consigliere regionale, presso la sede del Museo Cervi, dove era previsto un incontro ufficiale.

In quell’occasione la Presidente della Provincia e l’On. Castagnetti, mi hanno messo alla porta dicendomi che non ero degno di visitare il Museo Cervi in quanto esponente del Pdl ed in ragione del fatto che quello con il Presidente della Repubblica, a loro detta, era un incontro privato, forse solo del PD.

Mi sono chiesto dunque come fosse possibile che l’Istituto Cervi, a cui fa capo anche l’omonimo Museo, potesse comportarsi come un soggetto privato, pur ricevendo consistenti contributi pubblici.

Non mi è sembrato un comportamento legittimo, sottrarmi il diritto di accedere al Museo, anch’io, come cittadino, contribuisco a finanziarlo.

Nel periodo 2000-2010, infatti, i contributi erogati dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia di Reggio Emilia, dal Comune di Reggio Emilia e dagli altri quarantaquattro Comuni a favore dell’Istituto Cervi e dell’omonimo Museo ammontano a 1.698.958 Euro. Ai contributi locali va aggiunto poi quello erogato dallo Stato Italiano, attraverso il Ministero dei Beni culturali e quelli erogati dalle altre Provincie e Regioni d’Italia (la Campania di Caldoro ha bloccato il finanziamento).

Una quantità enorme di risorse pubbliche quelle erogate all’Istituto Cervi per svolgere un’attività di scarso rilievo culturale e interesse sociale.

Un dispiego enorme di fondi pubblici che è impossibile giustificare, soprattutto oggi che gli Enti locali, per fare quadrare i bilanci, aumentano le tariffe dei servizi sociali, cercando di addossare la colpa di tali aumenti ai “tagli” governativi.

La domanda che sorge spontanea è questa: come è possibile che l’Istituto Cervi e l’omonimo Museo ricevano tanti contributi pubblici se sono gestiti come fossero un soggetto privato o, addirittura, di partito? Non è la prima volta infatti che l’Istituto Cervi agisce come fosse uno strumento di propaganda politica a favore dei partiti della sinistra ed in particolare del PD.

Vuole l’istituto Cervi dimostrare di essere un soggetto pubblico e pluralista e non una succursale del PD? Lo faccia iniziando a cambiare l’attuale composizione del Consiglio, coinvolgendo tutti i partiti.

(Fabio Filippi)