“Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”. E’ questo il commento ironico del capogruppo PDL Antonio Platis in merito al solito ‘tutto va bene’ del sindaco Maino Benatti. “La situazione dell’Ospedale di Mirandola – sottolinea l’esponente azzurro – e’ tutt’altro che rosea. Ecco, punto per punto, le criticità che emergono dal PAL per l’Area Nord”.

Da ospedale a lungodegenza

Il Santa Maria Bianca sta diventando sempre più un ‘ricovero’ piuttosto che un centro attivo, basti pensare che su 137 posti letto ben 54 sono destinati alla lungodegenza, ovvero il 39,42%. Il rapporto e’ il più alto in assoluto di tutta la provincia, fatto salvo il piccolissimo nosocomio di Castelfranco che ha destinato 20 posti su 30. Se a questo aggiungiamo la creazione di aree omogenee, ovvero gli accorpamenti fra reparti, scopriamo che ortopedia e chirurgia saranno unite.

L’attività chirurgica e la terapia semi-intensiva

Viene rafforzata, a seguito della chiusura di Finale, la chirurgia ambulatoriale anche se, dal nome stesso, si evince come sia un’attività ‘leggera’. Mirandola, in quanto ospedale di prossimità, svolgerà interventi chirurgici di bassa complessità e dovrà appoggiarsi pesantemente a Carpi che manterrà la terapia intensiva. Estremamente fumoso il PAL in merito al destino dell’Aspo, ovvero della terapia semi-intensiva, essenziale per stabilizzare i malati critici e per effettuare interventi chirurgici che possono portare a complicazioni. Si parla genericamente di una struttura a disposizione di un’area plurispecialistica, senza entrare nei dettagli e nella tempistica. Poiché a Mirandola questa attività, nonostante le donazioni, e’ pressoché ferma da anni, credo che un amministratore serio dovrebbe pretendere garanzie.

Pronto Soccorso

Altro problema è la gestione dell’emergenza-urgenza. Grazie ai privati sarà costruito un nuovo pronto soccorso a Mirandola così da superare quello obsoleto e mal progettato, ma non è chiara l’operatività notturna del PS. Le urgenze chirurgiche e ortopediche dell’Area Nord dovranno essere ricondotte a Carpi, inizialmente di notte ma successivamente, pare, anche di giorno. Questa riorganizzazione, prevista dal PAL nel 2012, rischia di squalificare il nostro Pronto Soccorso a mero centro di smistamento.

Ginecologia

Sul versante ginecologia, secondo il sindaco in forte espansione, si registra invece la bocciatura del PAL. È infatti considerata di livello 1, ovvero quello più basso in cui gli operatori possono gestire solo le gravidanze fisiologiche oltre la 37 settimana, limitando notevolmente l’attività del reparto. A questo si aggiunge che il parto in analgesia si potrà praticare solo a Carpi non lasciando la possibilità di scelta alle partorienti che si rivolgono a Mirandola. Visto che Mirandola registra meno di 1.000 parti all’anno, è palese il rischio di chiusura ed accorpamento, in quanto la legge non consente di tenere strutture con così poche nascite. Su questo tema, la Giunta aveva provato, attraverso il giornale comunale, ad indorare la pillola annunciando trionfalmente l’avvio di tre nuovi esami ginecologici d’avanguardia. L’operazione “trucco e parucco” si e’ rilevato tale dopo che, in risposta ad una nostra interrogazione, l’Ausl ammetteva che i servizi non erano ancora tutti attivi.

Un nuovo Ramazzini

Le soluzioni proposte nel PAL sono il preludio al futuro accorpamento Mirandola-Carpi, per questa ragione gli enti locali devono chiedere con forza la realizzazione del nuovo ospedale e soprattutto chiedere che il Ramazzini siamo realizzato a Cortile, in una zona decisamente più al servizio della bassa modenese. Purtroppo, invece che pensare ai problemi, questa Sinistra si rifugia nella polemica e si permette di dare lezioni sulla buona amministrazione dei danari pubblici. Mentre la politica modenese è riuscita nell’incredibile impresa di duplicare strutture sanitarie e posti dirigenziali appare come un disco rotto il lamentoso Sindaco Benatti quando accusa il Governo di non stanziare soldi a sufficienza per la sanità.