Liberalizzazioni: non manca certamente di sorprendere e al tempo stesso di preoccupare l’evolversi della situazione, dopo l’entrata in vigore, il 2 gennaio scorso, della legge che prevede in tema di orari e aperture, meno vincoli per gli esercizi commerciali. Confesercenti Modena che già aveva espresso la propria ferma e netta contrarietà in merito, ribadisce le proprie posizioni: “Agevolerà solamente la grande distribuzione; a discapito delle piccole attività commerciali. Bastasse, allungare gli orari per rilanciare i consumi saremmo anche favorevoli, ma non è così”.

Nel definire al momento ‘attendista’ l’atteggiamento della Regione Emilia Romagna in materia, l’Associazione imprenditoriale modenese afferma di trovarsi in linea con quanto dichiarato dal governatore della Regione Toscana Enrico Rossi quando dice, ‘Non penso che sia un male dedicare qualche domenica a qualcosa di diverso rispetto allo shopping e non sono convinto che la ricetta per la ripresa dell’economia sia questa. Appartiene all’ideologia liberista pensare che tutto vada meglio se non ci sono regole, che esista l’individuo non la società. Invece la concorrenza va regolata, i piccoli negozi sono parte vitale della qualità dei nostri centri urbani. E in fondo anche difendere qualche buona tradizione dell’Europa è così sbagliato?’

“Poiché il punto è anche questo – tiene a chiarire Fulgenzio Brevini coordinatore sindacale di Confesercenti Modena – in nessun paese europeo e nemmeno negli Stati Uniti, esiste in tema di orari una deregulation come si va prospettando in Italia. Per una ragione semplice: il mercato affinché funzioni e sia garante di un equilibrio fra i diversi soggetti economici ha bisogno di regole. Diversamente diventa un luogo in cui prevalgono i più forti. Da un punto di vista giuridico il tema degli orari, come quello del commercio in genere, è materia che il titolo V della Costituzione attribuisce alla competenza esclusiva delle Regioni. Il governo pertanto avrebbe dovuto consultare le Regioni prima di procedere, e bene ha fatto la Regione Toscana ad appellarsi alla Consulta contro tale scelta”.

“La scelta operata del comune di Modena e condivisa dall’insieme del quadro associativo e sindacale in tema di aperture e orari degli esercizi commerciali – evidenzia Brevini – ha visto sorgere in sede locale un accordo in grado di unire le aspettative dei consumatori ad avere continuità del servizio e dei dettaglianti a vedere tutelate parte delle loro prerogative. Accordo che però nei fatti, è stato bypassato dal decreto governativo che da la possibilità di apertura a tutte le attività commerciali a partire dal 2 gennaio 2012 senza condizioni, oltre che già rescisso da alcuni dei contraenti modenesi. In realtà, l’intera questione della liberalizzazione degli orari, come la programmazione commerciale ben più importante – con riferimento in particolare alle medie strutture – richiede da un lato l’avvio di un confronto serio e di merito nell’ambito della conferenza Stato–Regioni e dall’altro crediamo, l’apertura di un confronto altrettanto serio fra le Associazioni del Commercio e la Regione Emilia Romagna. Sui temi dello sviluppo della rete distributiva sul territorio e del genere di rete (la valorizzazione dell’esistente dovrebbe comunque essere prioritaria) – di cui gli orari e le aperture domenicali non sono che un aspetto, sia pur importante, per la sopravvivenza delle piccole imprese – auspichiamo che già da domani dalla conferenza Stato–Regioni emerga una prima e significativa risposta. Mentre saremmo certamente più sollevati se ci fosse anche da parte della Regione Emilia Romagna qualche presa di posizione maggiore in materia. Ricorrendo in tema di orari ed aperture ad esempio, alla Consulta unitamente alla Regione Toscana”.