“Life in the hydrated suboceanic mantle. Alla scoperta degli organismi intraterrestri” è il titolo uscito su Nature Geoscience che porta ancora una volta alla ribalta la ricerca degli studiosi dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.

Un ristretto gruppo di ricerca italo-francese, composto dal Dott. Daniele Brunelli, Valerio Pasini dottorando della scuola ESS del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e dalla prof.ssa Benedicte Menez dell’Institute de Physique du Globe di Parigi, ha scoperto la presenza di attività biologica in ambienti che si ritenevano sterili e non colonizzati dalla vita.

Lo studio interdisciplinare, basato su tecniche petrografiche, geochimiche e biologiche, ha portato alla luce nicchie ecologiche i cui microorganismi sono attivi a grandi profondità, alcuni km, e ad alta temperatura 100°C nella crosta terrestre. I microorganismi sfruttano gli elementi ed i composti chimici forniti dai minerali presenti nelle rocce per il loro ciclo vitale tra cui in particolare idrogeno e metano trasportati dai fluidi idrotermali.

“La presenza di microorganismi nelle rocce – afferma il dott. Daniele Brunelli del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’ISMAR – CNR – Geologia Marina – è conosciuta da tempo, tuttavia mai si sono osservate colonizzazioni così profonde in rocce, come quelle studiate, che derivano dall’idratazione del mantello terrestre. Esse vengono trasportate al fondo degli oceani dalla tettonica delle placche che genera il movimento di allontanamento dei continenti. I microorganismi colonizzano queste rocce sfruttando i circuiti idrotermali che sono responsabili di un processo di alterazione conosciuto come serpentinizzazione. Le rocce studiate provengono dalla dorsale Atlantica dove sono state campionate durante spedizioni internazionali”.

Lo studio del dott. Daniele Brunelli, reso possibile grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, espande il limite inferiore della biosfera ed apre nuovi orizzonti per la comprensione dell’origine della vita e dell’influenza della biosfera sui cicli climatici attraverso il controllo dei flussi di gas dall’interno della Terra agli oceani. La scoperta può, inoltre, portare a importanti sviluppi industriali nel campo delle energie e trattamento dei materiali.

“Questo lavoro – afferma il prof. Maurizio Mazzucchelli Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – conferma la vivacità del Dipartimento di Scienze della Terra dove ad eccellenti ricerche di base di geologia e petrologia si affiancano anche linee di sviluppo applicativo nei campi mineralogici, geomorfologici e del rischio idrogeologico con numerose collaborazioni e pubblicazioni internazionali”.

Nella foto una immagine in falsi colori della materia organica (in giallo) accumulata all’interno di un cristallo di idroandradite (violetto) dissolto dall’interno dall’attività metabolica microbica. La massa di fondo è costituita da serpentino.