Non sono rimasti delusi i temerari che ieri hanno sfidato le avverse condizioni meteo per assistere al convegno, che si è tenuto nell’Aula Magna “Pietro Manodori” di UniMoRe a Reggio Emilia, organizzato da Ucid Reggio Emilia, Unione cristiana imprenditori e dirigenti.

Accolti dal presidente Romano Fieni, i relatori Marco Vitale, presidente del Fondo Italiano d’Investimento nelle Piccole e Medie Imprese, Federico Corradini, presidente di Crit Research, società strategica e di indirizzo per lo sviluppo dell’innovazione, e Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica nonché presidente del gruppo ceramico Casalgrande Padana, sollecitati dalle domande del caporedattore e inviato speciale de “Il Giornale”, Stefano Filippi, hanno fornito alcuni spunti di riflessione al pubblico – tra cui spiccava il Vescovo, mons. Adriano Caprioli intento spesso a prendere appunti – rispetto al posizionamento dell’impresa italiana nella nuova economia mondiale.

Lucida la lettura dell’economista Marco Vitale che individua tra le cause scatenanti della crisi il sistema delle grandi banche internazionali, “artefici di un processo negativo di lungo periodo che ha concorso a creare una stagnazione dell’economia italiana dalla quale è possibile uscire solo se ci sarà da parte degli imprenditori la volontà e la capacità di innovarsi, ristrutturarsi e rimettersi in gioco per aggredire anche nuovi mercati, mai approcciati prima, interpretando con intelligenza, sensibilità e buon gusto i bisogni dei consumatori, diventati sempre più attenti ed esigenti”. E per quanto riguarda il posizionamento economico e imprenditoriale del nostro paese, Vitale spiega “non è una contraddizione dire che la crisi durerà a lungo e si creeranno straordinarie opportunità: non dimentichiamo, infatti, che dal 2009 ad oggi nel campo manifatturiero l’Italia si attesta al 2° posto al mondo dopo solo la Germania. Il nostro reddito pro capite è secondo solo alla Germania; questo dato suggerisce l’applicazione di una strategia dualistica improntata, sul fronte patrimoniale e finanziario, ad attuare azioni di difesa verso le banche, puntando sempre più sul capitale reale e l’autofinanziamento, e sul fonte della produzione, ad investire sulla ricerca, lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi e soprattutto sulla valorizzazione dei giovani”.

Ma per attivare questi processi occorrono risorse economiche e nuovi strumenti finanziari. “La trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti – grazie all’ex ministro Giulio Tremonti e all’attuale viceministro dell’Economia Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro e componente del CdA della Cassa – da ente parastatale a SpA, con a capo Giovanni Gorno e una squadra di giovani manager estremamente competenti e professionali, consente all’istituto di operare con le imprese alle quali mette a disposizione per lo sviluppo circa 20 miliardi di euro”.

La Cassa Depositi e Prestiti, grazie a questa riforma, è diventata infatti lo strumento per la creazione di tre fondi: il Fondo Italiano d’Investimento nelle Piccole e Medie Imprese, di cui Vitale è presidente, che dispone di 1 miliardo di euro dedicato alle aziende fino a 250 milioni di euro di fatturato per la realizzazione di progetti di sviluppo soprattutto internazionali; il Fondo Strategico Italiano che dispone di un capitale di 4 miliardi di euro per le grandi imprese strategiche di rilevante interesse nazionale; il Fondo F2i dedicato agli investimenti in infrastrutture guidato da Vito Gamberale.

Forte il richiamo di Vitale agli imprenditori italiani a rimboccarsi le maniche “le imprese grazie a questi fondi dispongono di una straordinaria innovazione di sistema su cui fare affidamento, ma è anche giunto il momento di recuperare la fiducia e agire con determinazione, senza attendere da altri la soluzione dei problemi”.

“La conoscenza oggi è la variabile più importante per la crescita e lo sviluppo – aggiunge il presidente di Crit Research, Federico Corradini – la vera competizione non si gioca sul costo, ma sulle competenze, sui prodotti e suoi servizi di eccellenza, sostenuti dalla valorizzazione del capitale umano e l’ottimizzazione delle risorse nel processo produttivo”.

Caccia agli sprechi, quindi, secondo la diffusa teoria del lean thinking, maggiori competenze, capacità di fare innovazione e largo ai giovani, questi gli ingredienti della ricetta per la ripresa delle aziende italiane sul mercato mondiale, a cui Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica, nella veste di capitano d’industria del gruppo ceramico Casalgrande Padana aggiunge “l’importanza di saper cogliere le opportunità senza lasciarsi abbattere dai fattori negativi della crisi” e lancia un monito chiaro anche alla politica “che spesso ostacola e frena lo spirito imprenditoriale. E’ necessario – conclude Manfredini – costruire le condizioni affinché le aziende possano operare in un contesto ambientale, sociale ed economico favorevole e non penalizzante”.