La recente riunione di inizio anno degli Enti promotori del Protocollo Provinciale che sostiene l’attività dell’Osservatorio Appalti, ha offerto un’ulteriore conferma della validità di questo strumento – all’avanguardia sul piano nazionale – per l’analisi e controllo sull’insieme degli appalti pubblici e dei lavori privati in provincia di Modena. La collaborazione tra tutte le Istituzioni, Associazioni delle imprese e Sindacati, permette il monitoraggio sulle procedure e una forte prevenzione verso i fenomeni degeneri quali l’irregolarità e l’insicurezza nei cantieri, le evasioni, le infiltrazioni malavitose.

Una prima novità, si registra con la presentazione di un progetto di legge del senatore Barbolini che propone l’estensione degli Osservatori Appalti in ogni provincia del Paese, fermo restando che questa diversa articolazione locale non sostituisce l’attività delle Autorità locali e regionali di Vigilanza.

I dati completi e riassuntivi dell’intera attività 2011 per tutti i cantieri pubblici e privati, saranno disponibili fra un paio di mesi.

Nel frattempo, è possibile qualche valutazione sul “sistema”, le tendenze ed i problemi più evidenti che emergono dal recente rapporto dell’Osservatorio modenese e sulla base di altri dati parziali Cgil.

– L’ottimo lavoro in questi anni dell’Osservatorio Provinciale,ha poggiato su un importante atto istituzionale -il Protocollo sugli appalti- che impegnava la quasi totalità delle “stazioni appaltanti pubbliche” modenesi: Provincia,Comuni,Aziende.

Questo Protocollo, in un nuovo testo aggiornato esattamente un anno fa ( febbraio 2011) è , ad oggi, stato però sottoscritto da un numero limitato di Enti modenesi. Può essere che qualche ente locale supponga ancora valida la firma sul precedente testo del 2007, ma può anche essere per qualche sottovalutazione.

– Resta il fatto che all’indispensabile e puntuale attività formativa e di aggiornamento prodotta dall’Osservatorio Prov. sulla costante evoluzione normativa e,sopratutto,sulle migliori modalità di gestione e controllo pubblico su appalti,subappalti e cantieri,nel corso dell’intero 2011 sono mancati i tecnici ed operatori di ben tredici comuni modenesi.

In buona parte della fascia montana, ma anche della pianura. Si ritengono non più bisognevoli di formazione, o ancora qualche sottovalutazione ?

– Anche questi aspetti, confermano la urgente necessità – specie per gli Enti medio piccoli – di riorganizzare l’attività attinente la gestione dei bandi e dei controlli sugli appalti,a livello delle Unioni dei Comuni. A maggior ragione perché sarà proprio nelle Unioni comunali che si dovranno presto costituire le “stazioni uniche appaltanti” già previste per legge.

Nel merito delle procedure e delle modalità di assegnazione nelle gare di appalto pubbliche, è nota la chiara proposta della Cgil per il 2012: dimezzare l’entità dei lavori affidati col sistema sbrigativo del “massimo ribasso”.

Un obiettivo possibile e dovuto perchè, sulla carta, ogni livello istituzionale,ispettivo o investigativo,parti sociali e imprese, raccomandano con forza l’abbandono della strada dello sconto massimo per scegliere col sistema più trasparente delle “offerte economicamente più vantaggiose”, che rappresenta il vero ostacolo alla diffusione del lavoro nero, del denaro riciclato, delle imprese dubbie.

Attendendo i dati completi ed ufficiali relativi ai lavori assegnati nell’intero anno trascorso, proponiamo una valutazione sulla base di una nostra parziale rilevazione di dati.

Dati riferibili alla fetta “più delicata ed esposta ai rischi di possibile distorsione del mercato e infiltrazione”: gli appalti assegnati con “procedura aperta”nel modenese.

A differenza delle procedure “ristrette” o di licitazione privata o negoziata ove partecipano solo imprese già conosciute ed invitate dall’ente pubblico, nei bandi “aperti” possono invece partecipare tutte le ditte che lo ritengono.

– Il campione esaminato di appalti così assegnati in provincia, riguarda una quota di circa il 10% sul numero totale delle gare,ma che si aggiudica lavori per oltre il 40% dell’importo/valore totale. Già questo dato è significativo .

– Questa fetta-campione di “gare aperte”, si conclude con un criterio di aggiudicazione che per circa il 70% adotta il “massimo ribasso” e solo il restante 30% l’offerta economicamente più vantaggiosa.

Un terzo / due terzi . Una forbice che non si chiude e resta troppo aperta.

– Accanto ai comportamenti virtuosi del Comune di Modena,Provincia ed altri Enti,vediamo però tanti appalti assegnati con percentuali di massimo sconto, raramente al di sotto del 10%, più diffusamente intorno al 20-25%, con punte superiori al 30-35% ( ASL , Burana, Villa Fiorita,ecc.).

Qui non si tratta più di sviste o sottovalutazioni procedurali.

Con ribassi vincenti di queste entità e provenienti da imprese non sempre conosciute, i casi sono solo due.

O la base d’asta è stata erroneamente fissata troppo in alto dall’ente appaltante ,o l’impresa che si permette tali sconti può lavorare in perdita,o può risparmiare sul lavoro ( nero e irregolare) e sulle norme di sicurezza, o sulla qualità dei materiali e forniture,o sulla dubbia pulizia del credito e dei propri finanziamenti,o altri favori.

Nel 2012 si riuscirà a fare finalmente una svolta visibile nelle amministrazioni locali e cambiare quelle procedure per appalti, forniture e servizi ritenute,da tutti,poco efficaci e raccomandabili ?

Si sta riaprendo uno strano dibattito -con voci anche autorevoli- se “semplificare” e superare la certificazione antimafia e il Durc per le imprese, o se sia meglio un “rating” per avvantaggiare quelle virtuose. Meglio mantenere e migliorare gli argini che abbiamo e perfezionare i controlli,magari aggiungendo invece un rating per gli Enti che appalteranno accantonando il massimo ribasso.

(Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale)