L’indomani della decisione da parte dell’amministrazione comunale cittadina di applicare l’imposta di soggiorno, è il territorio modenese, l’unico in regione a far registrare il primato per l’attuazione di questo balzello. Saranno due infatti i comuni, in cui i turisti si troveranno il conto della camera maggiorato: Modena e Maranello, seguiti in Emilia Romagna, solamente da Bologna, ma da nessuno altro. Nemmeno la riviera romagnola. “Si sbaglia – fanno sapere congiuntamente Daniele Cavazza di Assohotel Modena e Amedeo Faenza di Federalberghi Modena – chi pensa che a rimetterci sarà il solo sistema turistico. Il conto sarà salato e ad essere penalizzato sarà l’intero sistema economico cittadino”.

Premesso che l’imposta di soggiorno per Modena risulterebbe ben più cara di quello che si paga a Roma ad esempio per un hotel a 5 stelle – 3 euro – o in località montane di prestigio come Cervinia – 2 euro per un hotel, sempre a 5 stelle – Cavazza e Faenza pongono l’accento su quanto effettivamente graverà sulla città. “Qui non si rischia solamente di tarpare le ali ad un settore quello propriamente turistico, su cui si è investito parecchio in quanto volano di rilancio economico e non solo, per il territorio, quanto quello di affossare un comparto consolidato come quello del turismo d’affari che conta oltre 480 mila presenze l’anno. “Forse – continuano – non tutti sono a conoscenza del fatto che il 90% di chi soggiorna nelle strutture alberghiere cittadine lo fa motivi di business, e che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono ospiti di aziende modenesi. Le stesse sulle quali, dopo questa decisione, graverà per prime l’imposta di soggiorno. Data quindi la previsione di un incremento dei costi, queste aziende potrebbero benissimo decidere di non far più soggiornare a Modena i loro ospiti. Con la conseguente ricaduta negativa anche per ristoranti, bar ed esercizi commerciali di vario tipo, attivi sul territorio comunale”.

Ma pure l’ambito strettamente turistico, fanno notare Cavazza e Faenza, dovrà fare i conti con la decisione del Comune. “In primo luogo i pacchetti turistici legati alla Casa Museo Enzo Ferrari già venduti. I visitatori che li hanno acquistati si troverebbero una volta a Modena i costi aumentati: una pessima pubblicità per la città. Quindi la perdita di una preziosa occasione per creare la giusta sinergia con la riviera romagnola: un indotto di 15 milioni di turisti l’anno su cui erano già state preventivate azioni di promozione. Da ultimo e non per minor importanza, il danno che si andrà arrecare in termini occupazionali. L’apertura della Casa Museo Enzo Ferrari aveva contribuito alla programmazione di un certo numero di nuove assunzioni all’interno delle strutture ricettivo-alberghiere cittadine in considerazione anche dell’incremento di turisti previsto per il periodo estivo e primo autunnale. Oltre naturalmente al mantenimento in attività di esercizi altrimenti chiusi durante i mesi estivi. Con la scelta di applicare la tassa di soggiorno queste eventualità in primo luogo quella occupazionale, non solo si riducono ai minimi termini, ma di fatto verranno accantonate da molti imprenditori del settore”.

“L’auspicio è che tutto questo sia stato ponderato attentante dall’Amministrazione comunale – rimarcano i rappresentanti di Assohotel e Federlaberghi – dato che il rischio, al costo di 300 mila euro – a tanto ammonterebbe l’incasso previsto dal comune dall’introduzione della tassa di soggiorno, una parte per altro molto piccola del Bilancio di previsione – è quello di danni ben peggiori per l’intero sistema economico cittadino”.