La Cgil Emilia Romagna è pronta alla sfida della certificazione della rappresentanza (809.236 iscritti certificati nel 2011); mette in piazza le forme del proprio finanziamento e fa giustizia delle false accuse di essere assistita dal denaro pubblico, dimostrando che i veri finanziatori sono gli iscritti, attivi e pensionati (81,6% del totale dei proventi); rende conto delle attività svolte e dei risultati raggiunti con l’uso di quelle risorse, in campo politico e organizzativo, chiarendo gli obiettivi della propria azione a partire dalla dura realtà della crisi. Tutto questo – e molto altro – nel primo “bilancio sociale” che la Cgil Emilia Romagna ha presentato questa mattina in un convegno a Bologna, discutendo in modo non diplomatico con autorevoli interlocutori esterni: Simonetta Saliera, vicepresidente Regione Emilia-Romagna; Paolo Cattabiani, presidente Legacoop Emilia-Romagna; Mario Viviani, Comitato Scientifico GBS – Gruppo di studio per il bilancio sociale.

Il documento mette in fila tutti i dati e le tabelle di un bilancio contabile e li incrocia con le informazioni sulle cose fatte e da fare, per misurare gli effetti prodotti dalle tante attività dell’organizzazione. Messa sotto la lente di ingrandimento, la macchina Cgil affronta così un’interessante “operazione trasparenza”. Realizzato nel solco delle linee indicate dalla Cgil nazionale e con la consulenza della società Re.Fe. di Milano, il bilancio sociale è ispirato allo slogna “rendersi conto per rendere conto”. Come ha spiegato questa mattina il segretario organizzativo Cgil regionale Pietro Bellucci, il documento – pubblicato in un volume di oltre duecento pagine – rappresenta il tentativo di realizzare l’analisi integrata dell’intero sistema Cgil della regione, articolato in due fasi. Per ora si indagano insieme la Cgil e le categorie regionali, Spi compreso, ma anche Caaf e patronato Inca, con l’anticipazione di alcuni dati delle camere del lavoro (servizi di tutela individuale, tesseramento, contribuzione sindacale, rsu). Seguirà una seconda fase che allargherà il campo anche alle undici camere del lavoro territoriali: tappa finale il prossimo congresso Cgil.

Il bilancio sociale – illustrato da Cristiana Rogate di Re.Fe – risulta suddiviso in tre grandi sezioni. La prima riguarda l’Identità: storia, valori, missione, soggetti sociali rappresentati, contesto socio economico e mappa del sistema Cgil sul territorio. Segue “Organizzazione e risorse”, cioè quali mezzi umani e finanziari sono a disposizione, dai gruppi dirigenti al personale con relative competenze e trattamento economico. L’ultima sezione presenta “Obiettivi, attività, risultati” articolati in quattro aree corrispondenti alle funzioni istituzionali della Cgil: contrattazione, politiche del lavoro e di sviluppo; tesseramento e rappresentatività; tutela individuale e servizi; informazione e comunicazione.

“E’ un grande viaggio dentro il corpo vivo della nostra struttura – commenta il segretario generale Cgil regionale Vincenzo Colla – che mette a verifica il metodo di lavoro, la sua efficacia e i punti deboli, nell’intento di alzare il livello di trasparenza verso i lavoratori, verso i cittadini e la società regionale. Sono convinto che il bilancio sociale debba diventare tratto distintivo di una nuova cultura organizzativa della Cgil.” I lavori del convegno sono stati coordinati da Tarcisio Tarquini, giornalista, esperto di rendicontazione sociale.