Considerata tra le più raffinate interpreti della scena teatrale italiana, Laura Curino in questo monologo racconta la vita di Camillo Olivetti. Con il suo bel parlare, la sua elegantissima voce e una particolare maniera di vivere il palcoscenico, Laura Curino si rivela naturale, spontanea, comunicativa, accattivante, entusiasta, coinvolgente, in una parola semplicemente umana.

Non c’è suo gesto che non sia finalizzato ad accompagnare le parole, non c’è movimento che non richiami in maniera inequivocabile un’immagine precisa e pulita, di quella pulizia squisita che avevano solo le storie del passato, fotografie in bianco e nero o color seppia, dimenticate in mansarda. Storie di coraggio, di intraprendenza, di anticonformismo, come quella di Camillo Olivetti, un nome da sempre legato al design italiano del XX secolo, ma anche sinonimo di industria dal volto umano. Il racconto di questa vita operosa e attiva si dipana morbido e avvolgente attraverso le parole e i gesti dell’attrice e autrice che con un vivacissimo gioco interpreta di volta in volta personaggi maschili e femminili, grandi e piccoli e costruisce scene e dialoghi in un monologo che si vorrebbe non finisse mai tanto pare coincidente con la vita.

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Quando Gabriele Vacis cominciò a parlare di un testo sugli Olivetti cominciavano i tempi duri per Ivrea. Ivrea è oggi un Paradiso perduto. Finiti i tempi in cui si poteva incontrare Lana Turner al caffè, e Doris e Constance Dowling, che fece perdere il cuore e la vita a Pavese. I problemi di occupazione hanno incupito il volto della città che è stata la culla di un sogno urbanistico, industriale, culturale, civile, unico in tutta l’Europa. L’alluvione le ha anche smangiato a forza le rive della non più così cerulea Dora. Il ricordo di quello che la città era stata era come rimosso, dimenticato. E del resto la dimenticanza sembrava caduta in tutta Italia: chi parlava più di fabbriche belle, di città a misura d’uomo, di rispetto del territorio, di tecnologia al servizio del benessere? Chi si ricordava di un luogo dove pittori, artisti, poeti dirigevano un’azienda? Chi citava più un uomo, Adriano Olivetti, che aveva chiamato Le Corbusier per creare le case per gli operai, che costruiva fabbriche fra gli alberi, che aveva inventato l’urbanistica, il design, la psicologia del lavoro?Dov’era la sua casa editrice, che dopo la guerra pubblicò i testi di filosofia, psicologia, sociologia, architettura, fino ad allora proibiti dal fascismo? Chi aveva inventato la fabbrica che diventò la dimostrazione vivente, sana, solida e redditizia del fatto che il lavoro in fabbrica può non essere sinonimo di alienazione, inquinamento, malattia?Il mio lavoro su Olivetti è un tentativo di rispondere a queste domande, (…) Olivetti è la storia di Camillo, il pioniere, l’inventore, l’anticonformista capriccioso e geniale che fonda, agli inizi del Novecento, la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere.(…) E’ il racconto epico di un’avventura, e in quanto tale avvincente, pieno di colpi di scena, di prove da superare, di lotte, di amori, di eroi.

La cosa più straordinaria è che è…tutto vero

(Laura Curino)

Teatro Tenda presso via Allegro Grandi. Ingresso libero – giovedì 19 luglio ore 21.30