“Non si può gestire l’operazione Hera solo per fare cassa, senza un progetto strategico di politica industriale, anche rispetto alla discussione che stiamo facendo in regione sul Patto per il lavoro. E’ necessario non far precipitare le cose, riaprire la discussione con la proprietà pubblica, altrimenti ci mobiliteremo coinvolgendo i lavoratori e la cittadinanza. Se si scende sotto il 51% del Patto di sindacato non si potrà controllare la multiutility”. Così Vincenzo Colla segretario generale Cgil ER.

 

CGIL ER: LA NOSTRA POSIZIONE SULLE MULTIUTILITIES

Gli strumenti cruciali che dovranno rappresentare la bussola delle istituzioni per recuperare una visione d’insieme sulle strategie di sistema regionali non possono che essere gli atti di programmazione regionali: il Piano Regionale Gestione Rifiuti, il Piano Direttore delle Acque, attualmente in fase consultiva, il Piano Energetico Regionale, Piano Triennale Attività Produttive.

E’ in questo quadro di pianificazione e programmazione generale della regione che le autonomie locali sceglieranno le possibili forme di gestione dei servizi pubblici locali, tenendo conto delle norme di legge comunitarie nazionali e regionali e delle indicazioni che deriveranno dalle autorità preposte alla definizione degli ambiti di affidamento dei servizi, ma perseguendo comunque:

·         lo sviluppo del territorio, l’industrializzazione dei cicli integrati, l’efficienza gestionale, la tutela ambientale, l’equità distributiva, il contenimento tariffario per il tramite della gestione, la sorveglianza sul rispetto dei contratti di servizio da parte dei gestori;

·         processi aggregativi mirati a creare soggetti forti economicamente e tecnicamente, che possano sviluppare investimenti ed innovazione, in un contesto regolatorio chiaro e ben definito in cui le amministrazioni locali svolgano prima di ogni altra cosa la funzione di controllori rispetto alla qualità dei servizi offerti ai cittadini.

Con la Regione, con le nuove Province e con Amministrazioni Comunali, il confronto deve realizzarsi in tutte le fasi propedeutiche alla emanazione degli atti programmatori che debbono determinare le premesse affinché:

·         sia mantenuto in capo alle istituzioni locali un controllo effettivo nei confronti dei soggetti gestori a partire dal mantenimento del 51% della proprietà pubblica delle società di gestione, che resta comunque necessario:

 – per tenere saldo in capo ai comuni il ruolo di garanzia per il territorio ed i cittadini  anche in relazione al percorso di espansione societaria in corso;

– perché diverse amministrazioni pubbliche hanno ceduto ai gestori anche la proprietà dellereti e degli impianti;

·         che le dinamiche derivanti da processi di ulteriori aggregazioni, dismissioni, riposizionamenti industriali siano sostenuti da un chiaro disegno istituzionale, per evitare una ulteriore perdita di potere delle istituzioni ed un’ulteriore e forse decisivo allontanamento dai territori, adottando i criteri e le modalità introdotte dalla Legge Regionale sull’Attrattività;

·         sia riconsiderato il ruolo e le prospettive delle due multiutilities e della loro persistente e oramai svantaggiosa divaricazione sul territorio regionale;

·         sia garantita autonomia gestionale e territoriale delle imprese da aggregare per mantenere adeguati presidi e rapporti territoriali;

·         sia potenziato il ruolo e la capacità di governance dell’Agenzia d’ambito, financo, se necessario, a trasformarla in Agenzia a controllo regionale e non più partecipata dai comuni, in quanto soggetto che ha il potere di confrontarsi con le aziende per la verifica ed il controllo del rispetto dei contratti di servizio;

·         siano definite le linee di politica industriale dei servizi gestiti, prevedendo investimenti pubblici e privati in funzione anticiclica, per favorire l’innovazione e la diffusione della green economy, promuovere il riciclo e il riuso dei materiali contenuti nei rifiuti, diffondere ulteriormente l’utilizzo delle energie rinnovabili, qualificare il ciclo idrico integrato, intervenire sul dissesto idrogeologico e nella qualificazione del verde pubblico;

·         l’affidamento dei servizi sia impostato in funzione del mantenimento integrato dei cicli produttivi;

·         la destinazione degli utili sia indirizzata a due finalità prioritarie: le infrastrutture industriali e i SpL in funzione anticiclica, le misure volte al contenimento tariffario ed all’abbattimento delle tariffe per i cittadini e le famiglie disagiate;

·         siano garantite la qualità del lavoro, la professionalità la tutela della salute la sicurezza sul lavoro, l’applicazione integrale dei contratti collettivi nazionali e decentrati di settore, stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative.

Inoltre i comuni dovrebbero esercitare un forte ruolo di pianificazione e controllo dei servizi pubblici locali in forma associata, per il tramite delle province riformate quali enti di area vasta (città metropolitana nell’area bolognese) o quantomeno attraverso le unioni comunali di cui alla legge regionale n. 21/2012, in stretta interrelazione con Atersir.

Infine il luogo elettivo dove svolgere il confronto sui piano d’ambito per la gestione dei servizi idrico e del ciclo dei rifiuti è Atersir. La sua particolare configurazione per la quale le amministrazioni comunali e provinciali sono rappresentate a livello regionale attraverso il consiglio d’ambito e sul territorio con il consiglio locale, organismi di cui fanno parte i sindaci ed i presidenti delle province, consentirebbe di instaurare un buon livello di concertazione relativamente:

·         agli standard prestazionali dei servizi e sui modelli gestionali ed organizzativi;

·         alle clausole sociali e i modelli organizzativi che perseguono la qualità del servizio, limitino il ricorso all’appalto e al subappalto, promuovano lo sviluppo industriale dell’appaltatore, la sicurezza degli operatori e l’applicazione dei contratti nazionali di settore stipulati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative;

·         all’adeguatezza dei bacini di affidamento dei servizi in funzione della sostenibilità economica della gestione ed al mantenimento di un appropriato livello di industrializzazione e di innovazione;

·         il mantenimento della qualità del servizio;

·         la realizzazione di un sistema tariffario equo e sostenibile.

(Documento approvato dal Comitato Direttivo della Cgil Emilia Romagna il 23/02/2015)