Quanto successo ieri pomeriggio al tavolo di confronto sindacale del comune di Modena sul tema della videosorveglianza, dove un rappresentante del Sulpl avrebbe paragonato gli operatori della polizia municipale, per il trattamento ricevuto dal Comune, agli operai uccisi nell’eccidio del 1950 delle Fonderie, merita una profonda riflessione e anche un qualche commento.

L’eccidio operaio del 1950 fu uno dei fatti più gravi dell’inizio della storia repubblicana, non solo della nostra città, ma dell’intero paese.
In quel caso la repressione e l’uccisione di 6 operai furono proprio lo strumento con cui si voleva negare non solo il diritto alla manifestazione democratica, ma lo stesso ruolo del lavoro e dei lavoratori alla difesa della fabbrica, della possibilità di sviluppo economico e di emancipazione e crescita.
È evidente a tutti che, anche senza entrare nel merito delle posizioni, i fatti non sono in alcun modo paragonabili. Anche se si fosse trattato di una battuta infelice utilizzata dentro un aspro confronto, dovrebbe essere ritirata, in primo luogo in memoria di quei lavoratori e di quella storia che, di certo, devono rimanere nella memoria collettiva anche a oltre 60 anni di distanza.

Per queste ragioni, pur non essendo direttamente coinvolti nella trattativa e senza entrare nel merito delle posizioni che ognuno legittimamente sul merito delle questioni ha espresso, e riterrà di esprimere, ci è parso doveroso prendere posizione.
Auspichiamo quindi che il confronto sulle questioni relative alla riorganizzazione della polizia municipale del Comune di Modena possa riprendere sul merito delle questioni e con le modalità democratiche proprie del confronto sindacale.

(Tania Scacchetti, segretario Cgil Modena – William Ballotta, segretario Cisl Emilia Centrale – Luigi Tollari, segretario Uil Modena e Reggio Emilia)