È uno spaccato molto realistico sui redditi dei bolognesi, quello presentato oggi dai dati del Caf Acli di Bologna. «Ogni anno, infatti, assistiamo quasi il 10% dei bolognesi adulti, cioè il 20% circa di tutti i bolognesi che presentano la dichiarazione dei redditi» spiega Filippo Diaco, Presidente delle Acli di Bologna. «Quest’anno la campagna fiscale termina due mesi dopo, causa emergenza sanitaria. Tuttavia, ad oggi abbiamo già raccolto 30.000 dichiarativi, che ci mostrano dati interessanti» prosegue il Presidente.

Rispetto all’anno precedente, aumentano del 3% i pensionati. «Il dato non stupisce» osserva Diaco, «Bologna è una città che invecchia progressivamente da anni, senza che, di conseguenza, sia migliorata la qualità della vita. Il welfare deve tenerne conto, non basta più quello che si è fatto sinora. Siamo stati un modello di eccellenza, ma non possiamo più affidarci al passato. Oggi la scienza ci permette di fare previsioni realistiche su quella che sarà la popolazione bolognese nei prossimi 10, 20, 30 anni. Abbiamo un vantaggio che dobbiamo usare bene» continua il Presidente. «Ad esempio, i problemi che abbiamo avuto nelle RSA durante l’emergenza sanitaria ci hanno dimostrato che gli anziani stanno meglio a casa. Tuttavia, il fisco, la burocrazia, le leggi non incentivano e non agevolano l’assunzione di badanti. La programmazione del welfare non deve più essere emergenziale o solo orientata al passato e allo status quo, ma decennale» incalza Diaco.

Questi stessi pensionati, spesso bisognosi di cure, costituiscono a loro volta il sostegno di welfare fondamentale per figli e nipoti. Infatti, «ben il 23% delle famiglie, dato in aumento rispetto all’anno precedente, abita in un appartamento messo a disposizione gratuitamente da un familiare» spiega Diaco. Ecco che i “nonni”, quindi, non sono solo oggetto passivo di interventi, ma protagonisti attivi di un welfare familiare ormai imprescindibile. «In questi mesi, molte famiglie si sono rivolte al Patronato Acli per chiedere il “bonus baby sitter” definendolo “bonus nonni”: è evidente che l’unica, concreta possibilità di sostenere la natalità (quella bolognese è ai minimi storici) e, quindi, anche la ricchezza e il benessere del Paese sta nell’aiutare le famiglie non con iniziative spot, ma con piani strutturali e duraturi di welfare». Le Acli, infatti, sono a favore dell’Assegno unico per il figlio, «che sostituisca una volta per tutte le decine di bonus e contributi frammentati, iniqui ed inutili, che il succedersi dei vari Governi ha elargito alle famiglie, senza una visione sul lungo periodo». Lo stesso appunto è mosso al Comune di Bologna: «bene le Card gratuite, i mezzi pubblici gratuiti e tutto il resto, ma serve un piano organico per le famiglie, una vera “family card”, su modello trentino, che dia accesso a tutto il welfare in maniera strutturata e che coinvolga e comprenda servizi offerti dal Terzo Settore, dal privato sociale e dai singoli imprenditori e commercianti: nessuno si salva da solo» continua Diaco.

Infine, si registra un calo della disoccupazione femminile, «probabilmente dovuto alle maggiori tutele di questi mesi di emergenza», ma «un preoccupante aumento del 6% dei disoccupati uomini, quasi tutti con famiglia a carico». Sono questi i potenziali “nuovi poveri”, secondo le Acli: «famiglie che non erano (e forse non sono) “fragili”, “ultime”, ma sono vulnerabili, cioè basta poco, basta che il padre o la madre perdano il lavoro e diventano subito a rischio povertà». Anche i redditi medi, infatti, sono diminuiti: «i redditi molto bassi o molto alti sono invariati, ma quasi la metà dei contribuenti si attesa nella fascia di reddito che va dai 15.000 ai 28.000 euro: è chiaro che a queste famiglie basta poco per perdere la sostenibilità economica» conclude Diaco.