“Chiederemo all’Ausl di Modena di ritirare i bandi per l’esternalizzazione dei turni di ostetricia e dei pronto soccorsi – afferma in modo netto e inequivocabile Alessandro De Nicola, responsabile sanità FP Cgil Modena – e chiederemo alle altre sigle sindacali di condividere questa richiesta. Pretendiamo, inoltre, che si apra un confronto su risorse, organizzazione, qualità dei servizi e bisogni dei cittadini.”

L’esternalizzazione è una scelta sbagliata che non risolve i problemi e non dà nessuna risposta ai bisogni dei cittadini della Bassa Modenese.

“Non basta dire che si tratta di una misura temporanea – continua De Nicola – è evidente a tutti che in tre, cinque o dieci mesi, cioè nello spazio di durata degli appalti non si forma un professionista; quindi alla fine del periodo di appalto ci troveremo esattamente nella stessa situazione di difficoltà di oggi.” E cioè, chiosa il sindacato, senza professionisti, dal momento che servono cinque anni per formare uno specializzando.

La proposta di esternalizzare i servizi produrrà solo un aggravio dei costi. E’ necessario, invece, avviare un ragionamento sullo stato della sanità modenese. Dopo quasi tre anni di pandemia il sistema è allo stremo ed è sufficiente farsi un giro nei reparti e nei servizi per comprenderlo: aumento dello stress dei lavoratori, aumento delle aggressioni, riduzione del personale. Invece di inseguire soluzioni demagogiche, occorrerebbe valutare attentamente quali e quante siano le risorse umane ed economiche su cui si può contare e come utilizzarle al meglio per fornire servizi adeguati e sicuri ai cittadini di tutta la provincia.

Ad allarmare il sindacato vi è anche il livello di qualità dei servizi che potrà essere assicurato tramite unità operative composte da gruppi di professionisti che non si conoscono, un mix di dipendenti diretti e lavoratori appaltati, con medesime funzioni ma retribuzioni completamente differenti. Perché questa sarà la nuova realtà dei reparti di ostetricia e dei pronto soccorsi: unità operative non più fondate su gruppi stabili di lavoro, ma una somma di professionisti, dipendenti e specializzandi che di volta in volta condivideranno il tempo lavoro.

“Infine – denuncia la Fp Cgil di Modena – non si può tacere sui costi di questa operazione: il servizio di reperibilità costerà all’azienda 700 euro per ogni turno, mentre ogni turno di lavoro costerà 1.400 euro. Almeno dieci volte di più di quanto costa un turno svolto dai dipendenti diretti in base a quanto previsto dal contratto nazionale di lavoro!”.

“Eppure – conclude il sindacato Fp Cgil – ci avevano raccontato che le aziende erano in deficit e non c’erano le risorse per rinnovare i contratti dei precari, ma se si trovano le risorse per valorizzare i professionisti esterni, come mai non si trovano le risorse per valorizzare i nostri dipendenti e prorogare i contratti dei precari?”