Oggi in Cappella Farnese presso Palazzo d’Accursio, in collaborazione con la Presidente della Commissione consiliare Salute e Welfare del Comune di Bologna, i direttori generali delle Aziende sanitarie di Bologna e Provincia (Policlinico di Sant’Orsola IRCCS, Istituto Ortopedico Rizzoli IRCCS, Azienda USL di Imola e Azienda USL di Bologna), il presidente della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria Metropolitana, l’Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna, il Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, i presidenti degli Ordini professionali sanitari provinciali (Medici, Medici Veterinari, Farmacisti, Professioni Infermieristiche, Ostetriche e Professioni Sanitarie) hanno firmato un patto con il quale si impegnano formalmente, ognuno per i propri ruoli e ambiti di competenza, a migliorare e rinforzare gli elementi di conoscenza legati ad una prescrizione inappropriata degli antibiotici, auspicando la massima collaborazione da parte della popolazione, che sensibilizzata ed informata sarà maggiormente disponibile ad attenersi alle raccomandazioni ricevute dai professionisti stessi.

Per la prima volta in Italia, a Bologna è nata la struttura complessa dedicata alla “Stewardship Antimicrobica”, istituita nell’ambito del Dipartimento Interaziendale di Gestione Integrata del Rischio Infettivo, d’intesa con le Aziende sanitarie dell’Area Metropolitana (AUSL Bologna/IRCCS delle Scienze Neurologiche, AUSL Imola, IRCCS AOU S.Orsola- Malpighi e IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli) e l’Alma Mater Studiorum.

Guidata da Fabio Tumietto, infettivologo dell’Azienda USL di Bologna, ha lo scopo di promuovere l’uso appropriato degli antibiotici – a partire dalla scelta del farmaco, del dosaggio, della via e della durata della somministrazione – nonché di controllare e mettere in campo azioni coordinate e condivise sia in ospedale che sul territorio, per ridurre al minimo le infezioni correlate all’assistenza. Una sfida importante che richiede la consapevolezza e la responsabilità di ciascuno: dalle istituzioni, a tutti i professionisti sanitari, ai cittadini, ai caregiver.

Sensibilizzare l’attenzione al problema, promuovere la formazione dei professionisti, condividere le linee guida frutto della ricerca realizzata in ambito intra ed extra ospedaliero per controllare insieme la resistenza agli antibiotici sono dunque le tre principali aree di intervento di questa nuova organizzazione aziendale. Essa, contando su un’equipe multidisciplinare e multiprofessionale, mira a condividere strategie, strumenti e scelte terapeutiche tra tutti i professionisti sanitari che operano nei presidi ospedalieri, così come sul territorio. Un importante nodo di intervento, infatti, risiede proprio nel favorire il dialogo diretto tra le cure ospedaliere e l’organizzazione territoriale, monitorando con attenzione la terapia farmacologica fornita alle dimissioni, le modalità di prosecuzione in altri setting assistenziali (domicilio, CRA, RSA), ed ulteriori prescrizioni di terapie antimicrobiche ad opera del medico di Medicina generale.

L’appropriatezza prescrittiva, la riduzione di prescrizioni, l’attenzione alla somministrazione, al tempo di esposizione, nonché all’efficacia terapeutica sono azioni che possono fare la differenza nella salute dell’intera comunità garantendo la sicurezza delle terapie, in particolare dei soggetti più fragili. Proprio questi ultimi, attraverso un’appropriata gestione dei farmaci, potranno evitare ospedalizzazioni e complicanze che rappresentano un costo umano, sociale, ed economico.

Solamente in Italia, ogni anno sono 11 mila i morti da infezioni resistenti agli antibiotici, senza dimenticare che il 70% degli antimicrobici è impiegato in ambito non umano, ma animale e zootecnico. Su questo fronte, peraltro, la struttura interaziendale ha già avviato collaborazioni con il Dipartimento di Medicina veterinaria per promuovere la corretta formazione dei futuri veterinari, con l’intenzione di pianificare ulteriori azioni a supporto dell’attività delle strutture di sorveglianza e monitoraggio degli allevamenti di animali, dove l’eccessivo ricorso agli antibiotici contribuisce in buona parte all’incremento della resistenza agli antimicrobici.

Una sfida globale che, dopo il Covid-19, rappresenta l’emergenza per la sicurezza delle cure del presente e del futuro.