Pezzuto, Casari, Curatola, D’Autilia

L’ultima segnalazione è del 23 febbraio scorso: una giovane dottoressa di medicina generale è stata aggredita verbalmente e fisicamente da un paziente, che ha anche danneggiato gli arredi dell’ambulatorio, solo perché si era rifiutata di prescrivere degli esami.

L’11 gennaio un altro medico di famiglia (anche lei donna) è stata insultata da un paziente che voleva un certificato di malattia.

Sono i due casi segnalati quest’anno all’osservatorio sulla violenza ai sanitari istituito nel 2017 dall’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Modena.

I dati sono stati illustrati oggi dal presidente dell’Ordine Carlo Curatola alla vigilia della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari, che si celebra domani – martedì 12 marzo – in tutta Italia.

Alla conferenza stampa sono intervenuti anche il vicepresidente dell’Ordine Laura Casari, l’ex presidente dell’Ordine Nicolino D’Autilia (attualmente alla vice presidenza del Ceom, Consiglio europeo degli Ordini dei medici) e il direttore del pronto soccorso del Policlinico di Modena Giuseppe Pezzuto.

L’osservatorio dell’Ordine dei medici ha ricevuto due segnalazioni nel 2019, nessuna nel 2020, diciannove nel 2021, 36 nel 2022 e dodici l’anno scorso.

«Questi dati indicano per fortuna una tendenza al ribasso e a qualcuno possono sembrare tutto sommato contenuti: in realtà sono la spia di un fenomeno preoccupante e fortemente sottostimato, anche perché sono dati parziali – dichiara il presidente dell’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Modena Carlo Curatola – Le segnalazioni, infatti, arrivano prevalentemente dai colleghi della medicina del territorio: medici di famiglia, pediatri, dentisti, liberi professionisti ecc. Per avere un quadro completo del fenomeno bisogna aggregare le segnalazioni ricevute dalle aziende sanitarie».

La maggior parte delle aggressioni segnalate all’Ordine consiste in insulti e minacce (sia in forma verbale che scritta), ma ci sono stati cinque casi di violenza fisica.

Tra le motivazioni prevale nettamente la richiesta di certificazioni, ma c’è anche chi pretendeva una visita fuori orario, una prestazione considerata urgente, la somministrazione di un farmaco, oppure si era rifiutato di indossare la mascherina.

Le donne sono le più colpite, con 39 aggressioni su un totale di 71 nel periodo considerato (2017-2024).

«Il fatto che i pazienti se la prendano soprattutto con le colleghe è ancora più grave – afferma Curatola – È il sintomo di una mentalità che poi, nei casi estremi, sfocia nelle violenze sessuali e nei femminicidi. Abbiamo appena celebrato al Giornata internazionale della donna e vogliamo sottolineare la domanda di sicurezza che proviene dalle donne che lavorano nella sanità, sia pubblica che privata».

A proposito di sicurezza, all’inizio l’osservatorio dell’Ordine non si limitava a un censimento degli eventi sentinella, ma li segnalava periodicamente alla procura della Repubblica che indicava correttamente all’ente di sollecitare le vittime alla denuncia all’autorità competente.

«Alla luce delle nuove norme sulla sicurezza che prevedono la procedibilità d’ufficio, – continua Curatola – abbiamo la necessità di rivedere con la Procura della Repubblica l’iter attraverso il quale anche le segnalazioni che provengono dal nostro osservatorio possano diventare esecutive rispetto alla procedibilità.

Con le forze dell’ordine e la Procura della Repubblica in questi anni,abbiamo consolidato un rapporto ottimo. A loro va la nostra immensa gratitudine. Sono angeli custodi per la sicurezza, così come noi lo siamo per la tutela della salute. Intervengono sempre quando ne abbiamo bisogno, non solo in caso di tensioni e aggressioni, ma anche quando abbiamo il sospetto di esercizio abusivo della professione».

Il presidente dell’Ordine ritiene che la fine dell’emergenza Covid abbia riportato un po’ di serenità nei rapporti medico-paziente.

Resta il problema degli ospedali e dei luoghi di lavoro più a rischio, come psichiatria e pronto soccorso, nei quali le situazioni delicate, unite spesso alla riduzione della proposta assistenziale, alle carenze di personale e a una vigilanza che non può trasformarsi in militarizzazione, possono creare un mix potenzialmente rischioso per gli operatori.

«Per questo riteniamo imprescindibile un intervento congiunto e coordinato delle istituzioni – sottolinea il presidente dell’Ordine – A noi spettano il compito e la responsabilità di collaborare per una costante ed esaustiva comunicazione al cittadino sul corretto accesso ai presidi del sistema sanitario nazionale che, in un momento di carenza di risorse umane, per essere efficientati devono essere sollecitati con le giuste intensità. Carenza (di risorse umane) e violenza (sul personale sanitario) non fanno rima a caso.

La notizia positiva è che siamo stati convocati dal prefetto alla riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, in programma giovedì 14 marzo.

In quella sede – conclude il presidente dell’Ordine dei medici di Modena Carlo Curatola – ribadiremo la nostra piena disponibilità a fare rete con tutti i soggetti ed enti coinvolti al fine di elaborare e condividere un’efficace strategia anti-violenza».