carcereIn merito all’emergenza sanitaria al carcere della Dozza, il Garante delle Persone private della Libertà Personale del Comune di Bologna Avv. Desi Bruno dichiara.

“In questi giorni, in cui il cronico sovraffollamento ha portato il numerodelle persone recluse circa a 1200, a fronte di una capienza regolamentaredi 482, a seguito di una visita del reparto destinato all’infermeria insieme con il Dirigente sanitario si è potuto constatare che di fatto è vanificato il progetto della Casa circondariale di Bologna sul presidio dei nuovi giunti denominato ‘’polo di accoglienza’’, che tanto apprezzamento aveva suscitato a livello nazionale. Laddove, prima, i detenuti nuovigiunti venivano sottoposti ad un accurato screening infettivologico ondepoter impedire la propagazione di eventuali malattie infettive all’interno dell’istituto e venivano effettuati i colloqui psicologici di inquadramentoe sostegno, fondamentali soprattutto per le persone alla prima esperienza carceraria, permanendo in una apposita sezione per circa una settimana, allo stato attuale, dato l’inverosimile numero di afflussi in carcere, i cosidddetti nuovi giunti vengono ammessi in comunità senza aver completato l’iter diagnostico-terapeutico o, addirittura, possono essere trasferiti direttamente nelle sezioni comuni. Tale degenerazione espone tutta la popolazione detenuta ad un elevato rischio di malattie infettive contagiose, nello specifico della TBC polmonare, la cui incidenza è in notevole aumento anche nella popolazione comune. Altra degenerazione cui porta il sovraffollamento è l’inesistenza, di fatto, del reparto infermeria, venendosi a configurare una situazione che ha il profilo dell’emergenza sanitaria. Laddove prima erano ricoverati i detenuti con patologie più gravi o affetti da patologie croniche, i convalescenti dimessi dagli ospedali o detenuti di altri settori del carcere che richiedevano cure intensive ma brevi, ora, per il bisogno di posti letto, è stato allocato chiunque, così una sezione che prima conteneva 40 persone ne contiene 115 con punte di 125. Altri numeri drammatici parlano di 4 persone nello spazio di una cella di 9 metri quadri, con 16 materassi che sono stati messi a terra. Il Dirigente sanitario ritiene di dover richiedere la classificazione della sezione come comune e non più come infermeria. L’Ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale condivide e fa propria la preoccupazione della Direzione sanitaria del carcere constatando che alle condizioni date diventa difficile per gli operatori sanitari offrire un adeguato livello di assistenza medica, soprattutto di tipo preventivo, assumendo, per questa via, il trattamento penitenziario un odioso carattere punitivo, disumano e degradante.

Segnala il rischio che l’emergenza sovraffollamento vanifichi il passaggio in corso della medicina penitenziaria al servizio sanitario nazionale, o comunque comprometta i risultati attesi in termini di miglioramento delle condizioni di salute della popolazione carceraria e di rispetto della dignità delle persone, svilendo il ruolo degli operatori sanitari ad un intervento di mero e continuo pronto soccorso (si veda l’aumento degli atti di autolesionismo). A ciò si aggiunge il permanere dell’emergenza determinata dalla costante presenza di persone tossicodipendenti, in una percentuale che oscilla tra il 20% e il 30%, molte anche straniere, alle quali non è garantita, anche dove c’è richiesta, non solo possibilità di inserimento o comunitario o sottoposizione a programmi terapeutici, anche per carenza di risorse e di operatori, e nonostante il favor normativo, ma neppure una possibilità di custodia attenuata dove prevalgano le esigenze di cura. L’Ufficio del Garante ha chiesto alle Autorità competenti ogni opportuno intervento per il ripristino di una situazione di normalità”.