Lettera al direttore
‘Caro direttore, consentimi di svestire i panni del giornalista e di raccontare un’esperienza vissuta oggi – venerdì 24 marzo – in qualità di cittadino e padre di un bambino che ha quasi tre anni’.

‘Poiché mio figlio deve effettuare normali esami di laboratorio, veniamo convocati al primo piano dei Poliambulatori del Policlinico di Modena alle 7,15 di oggi. Mia moglie e io – abitiamo a Formigine – arriviamo puntuali, dopo aver portato l’altro nostro figlio da una mia sorella affinché lo accompagni a scuola. Giunti ai Poliambulatori, la scena che mi si presenta davanti mi coglie del tutto impreparato: 200-250 persone – adulti, anziani, genitori con i bambini – sono in fila davanti agli sportelli per prenderer il “numerino” della prenotazione. Dopodiché attendono pazientemente il loro turno davanti alla stanza in cui dovranno “fare la puntura”.
Scusami se uso termini non appropriati, ma con parole comuni credo di farmi capire meglio.
Una signora pietosa intuisce il mio disorientamento e mi indica lo sportello, riservato ai bambini, al quale devo presentare l’impegnativa. Mia moglie si mette in fila, perché davanti ci sono altri genitori, ma quando arriva il suo turno l’operatrice le fa notare che prima deve pagare il ticket: 39,50 euro (76.483 lire). Altra fila davanti alla cassa, quindi si torna allo sportello dei bambini.
Con le carte giuste in mano, ci sediamo fiduciosi nei pressi della stanza riservata alle “punture” dei bambini. Dalla porta esce ogni tanto un’infermiera che si fa consegnare un po’ di carte dai genitori, poi richiude la porta. I bambini vengono chiamati dentro per nome, ma non c’è un ordine logico: dipende dalla rapidità con cui il genitore ha consegnato la sua carta all’operatrice e dalla casualità con cui ella ha messo in fila le carte.
Devo essere stato lento e sfortunato, perché mio figlio è continuamente preceduto da parecchi bambini arrivati dopo di noi. I loro stessi genitori sono imbarazzati, ma non hanno colpa e la butto in ridere. Scherzando e giocando con i bimbi, finalmente arriva il nostro turno: sono le 8,45. Le operatrici sono bravissime e mio figlio comincia a urlare solo dopo aver sentito l’ago in vena. Dopo un’altra breve attesa per un colloquio, ancor più breve, con un medico, alle 9 in punto usciamo dai Poliambulatori’.

‘Ero alla prima esperienza di questo tipo e mi chiedo se è normale. Probabilmente sì, perché non ho visto nessuno protestare, lamentarsi e neanche mugugnare. Forse il problema è proprio questo: siamo rassegnati a una sanità che obbliga le famiglie a svegliarsi all’alba, chiedere aiuto per sistemare altri figli da qualche parte, arrivare tutti alla stessa ora nello stesso posto, aspettare.
In fila, mischiati tra la gente comune, ho notato tre esponenti politici di primo piano. Non faccio i loro nomi per tutelarne la privacy, ma spero che parlino con chi di dovere perché i modenesi hanno diritto a una sanità più efficiente. In questa mattinata, però, non tutto è stato negativo: la solidarietà tra cittadini e la gentilezza degli operatori ha reso l’esperienza meno traumatica’.
Cordiali saluti’.

(Lettera firmata)