“Un contadino sa bene che se il campo del vicino si incendia, è inutile urlare al fuoco al fuoco, ma bisogna correre in soccorso perché altrimenti c’è il rischio che le fiamme si propaghino fino al proprio terreno”. Ricorre a una metafora il ministro della Difesa Arturo Parisi per spiegare agli studenti delle scuole superiori il ruolo delle Forze Armate nel mondo.

L’incontro del ministro con i ragazzi si è svolto a Com-Pa, il Salone Europeo della Comunicazione Pubblica dei Servizi al Cittadino e alle Imprese (Bologna, 7, 8 e 9 novembre), nell’ambito del progetto “Com-Pa e la Scuola”.

L’appuntamento è stato molto apprezzato da Parisi secondo cui “è necessario ripristinare il rapporto tra la Difesa e giovani”, interrotto con la sospensione dall’anno scorso della leva obbligatoria: “Tutti devono tenersi informati sui temi della sicurezza, perché qualora dovesse esserci bisogno (ricordiamoci l’articolo 52 della Costituzione che prescrive la difesa della patria come dovere del cittadino) non dobbiamo farci trovare impreparati, come spesso è capitato ad altri paesi che avevano abrogato il servizio militare e poi, quando sono stati costretti a riattivarlo, si sono trovati spiazzati”. L’Italia ripudia la guerra, ha ricordato il ministro, “che tuttavia non vuol dire rinunciare all’uso della forza per rispondere a un sopruso, a una violenza ingiusta, ma significa rifiutare quello scontro indiscriminato tra popoli e stati diversi”.

Il ministro di fronte agli studenti ha posto l’accento inoltre sugli obiettivi delle Forze Armate riconducibili alla “messa al riparo del paese da eventuali aggressioni esterne, la difesa delle istituzioni democratiche, l’intervento in caso di gravi calamità naturali, la partecipazione, assieme alla comunità internazionale, alle missioni che mirano al ripristino della pace in contesti bellici”. Quest’ultimo è l’esempio recente del Libano, “per il quale l’Italia si è attivata per porre fine da subito a un conflitto che in poche settimane registrava già 1200 vittime. Siamo orgogliosi di questa operazione”. Ma non c’è solo il Libano: le missioni italiane nel mondo sono 28 distribuite in 19 paesi. “Si tratta – ha spiegato il ministro – di militari, di cittadini che mettono a repentaglio la propria vita e che in qualche caso l’hanno persa: dal dopoguerra ad oggi per esempio sono morti, in servizio, 1300 carabinieri”.

Nel corso della sua visita a Com-Pa il ministro Arturo Parisi si è recato presso lo stand del ministero della Difesa nel quale è stato protagonista di un video-collegamento con i militari italiani impegnati nelle missioni di pace, cui sono andate le congratulazioni per il lavoro svolto e l’incoraggiamento a continuare nell’azione intrapresa: per il Libano il ministro è entrato in contatto con il generale di Brigata Paolo Gerometta della Join Force Libano, per l’Afghanistan, da Herat, l’interlocutore è stato il generale Antonio Satta, comandante del Regional Command West, per la Bosnia, da Sarajevo, il ministro ha parlato con il colonnello Gianluca Giovannini, comandante della Italfor, e per il Kosovo il collegamento ha coinvolto il colonnello Paolo Pasciuto direttore del Centro Amministrativo d’Intendenza.