L’occupazione in provincia di Modena è aumentata , ma i lavoratori iscritti alle liste di mobilità a fine giugno, in particolar modo,nel settore della ceramica sono aumentati e la situazione è più critica se si nota l’aumento di oltre 200 unità in 12 mesi: da 456 a 659 persone in mobilità.


Bisogna allora creare, con l’appoggio delle istituzioni locali, impieghi più numerosi e di migliore qualità, con nuove forme di flessibilità e sicurezza, necessarie per le persone e per le aziende.
In termini tecnici si chiama flessicurezza ed è una strategia integrata di flessibilità, che favorisce i cambiamenti correlando “sistema educativo e mondo del lavoro, impieghi, disoccupazione, attività e pensionamento”, mentre la sicurezza è ben più della garanzia del posto di lavoro, dà alle persone le competenze per “progredire nella vita di lavoro e aiutarle a trovare nuova occupazione”.
Per questo è necessario che Sassuolo sostenga un programma di flessicurezza, frutto di un certo numero di combinazioni e di sequenze generali, ispirate dai benchmarking di realizzazioni positive.
Com’è noto la recente legislazione sul lavoro ha due ambizioni, quella di risolvere alcuni problemi interni al nostro mercato del lavoro e ridare efficienza all’intero sistema produttivo.
Naturalmente non ci sono solo i cambiamenti legislativi. È la società che cambia e con essa il lavoro. Ad esempio le Società della New Economy si basano su realtà soggette a continui cambiamenti, pertanto necessitano di figure professionali specializzate, ma anche duttili e capaci di adattarsi rapidamente alle diverse evoluzioni che il mercato tecnologico impone. Il lavoratore della New Economy è mediamente un giovane di trent’anni o anche meno, laureato o diplomato. Un web-designer, uno sviluppatore di sistemi informatici, un creativo con ottima conoscenza della programmazione, un laureato in tecnologie informatiche, uno specialista in e-commerce, eccetera. Insomma figure professionali ancora rare da reperire sul mercato del lavoro, data la scarsa preparazione fornita dal mondo della scuola.
La flessibilità, per chi abbia una buona qualificazione , come spesso hanno coloro che lavorano nell’ambito della new economy, permette di fare nuove esperienze, di incontrare nuove sfide, di avere nuove opportunità di crescita professionale.

La flessibilita’ nel nostro mercato del lavoro a Sassuolo è ormai un fatto consolidato, anche se il nostro paese ci è arrivato tardi.
Per molte persone questa globalizzazione e queste nuove tecnologie portano ad un incremento delle opportunità di lavoro, anche perché i lavori si vanno differenziando. Si aprono nuove nicchie di mercato, si definiscono nuove figure professionali e l’insieme dei lavori risulta molto più variato. In teoria le prospettive di lavoro sono più numerose. Indubbiamente esiste un problema relativo a coloro che rischiano di rimanere esclusi da lavori connessi alle nuove tecnologie. Riferendosi a queste ultime, infatti, non si intendono solo lavori con il camicie bianco o con il computer perché le nuove tecnologie producono attorno a sé molti lavori a bassa tecnologia. Questo, per persone che hanno un titolo di studio basso, è indubbiamente un vantaggio perché possono trovare una occupazione in dimensioni lavorative di tipo collaterale.
La flessibilita’ è un termine ormai anche abusato perche’ ha molti significati. Noi ci possiamo limitare ad affrontarlo soltanto per quanto riguarda la flessibilita’ della figura dell’impresa e la flessibilita’ del rapporto.
La flessibilita’ dell’impresa sicuramente prende atto che l’impresa oggi è cambiata: sta tramontando la cosiddetta impresa “fordista”, mentre l’impresa cosiddetta “a stella” diventa sempre piu’ diffusa perche’, , per ragioni di competivita’, le imprese preferiscono dismettere alcune attivita’ e si avvalgono di molti strumenti per fare cio’, del trasferimento di azienda e del trasferimento del ramo d’azienda, innanzitutto.
Ma vi sono altre forme di flessibilita’ dell’impresa: l’outsourcing, il trasferimento dell’intera azienda , flessibilita’ nell’ambito della subordinazione, cioe’ una serie di rapporti di lavoro subordinati impensabili 30 anni fa, quando all’epoca dello Statuto dei Lavoratori esisteva soprattutto il rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato.
Oggi c’è un uso piuttosto diffuso del contratto a tempo determinato, del part-time. Nuove figure che hanno frantumato completamente il monolite, cioe’ il lavoro subordinato. Basti pensare al lavoro ripartito, al lavoro intermittente, che sono oggi figure tutte disciplinate.
Si potrebbe discutere criticamente su questa eccessiva frantumazione del rapporto di lavoro, ma vorremmo richiamare la vostra attenzione su un’altra forma che si colloca fuori dalla subordinazione , il cosiddetto “lavoro a progetto”.
Il lavoro a progetto risponde a certe esigenze di fenomeni di lavoro autonomo continuativo che effettivamente esistono.
Quindi questo lavoro coordinato è una formula insincere perche’ la subordinazione, almeno per cosi’ com’è regolata nel nostro ordinamento, è una fattispecie molto elastica che è in grado di ricomprendere svariate modalita’ di esecuzione della prestazione.
La legislazione della flessibilità ha inciso, dunque sull’area del non lavoro; la disoccupazione ufficiale è in fase calante anche in una situazione di economia stagnante e lo è soprattutto per effetto della utilizzazione di lavoro non standard.

Sul fronte del mercato del lavoro, a Sassuolo si continuano a registrare buoni indicatori di crescita degli occupati nei servizi, crescente occupazione giovanile-femminile, e una costante tendenza alla riduzione nel manifatturiero. Nell’esprimere le proprie esigenze le imprese confermano indici di elevata sensibilità per tutte le professioni tecniche, progettuali, legate ai sistemi di informazione; buone performance registrano professioni tradizionali e innovative nella distribuzione-logistica, piccola e grande, nei pubblici esercizi; molto buone le opportunità in tutte le specializzazioni edili ; sempre deboli le prospettive nei lavori a minor tasso di qualificazione dell’ufficio, segreteria, contabilità.

Se la competitività internazionale resta la questione centrale, i sostegni pubblici devono essere sintonizzati su questa priorità. Comprese le misure sul lavoro. E se la flessibilità , alcune volte,non è in assoluto elemento di sostegno alla crescita della competitività, va regolamentata in modo da risultare più orientata a favorire innovazione, a rendere piu’ “attivi” gli imprenditori, a rimodulare la “finanziarizzazione” dell’economia sassolese.
Ma soprattutto, va affrontato meglio la questione dell’economia sommersa. E’ lì che si annida la flessibilità più sfrenata, composta di produzione di merci e servizi esentasse, esentcontributi, esentcontrolli sulle condizioni di lavoro e con salari variabili (sia in basso che in alto, rispetto a quelli contrattuali). E’ senza dubbio questione complessa e piena di contraddizioni verso la quale le misure finora sperimentate sono risultate quasi sempre inefficaci. Ma anche alla luce di questa esigenza, una migliore comprensione degli effetti della legislazione sulla flessibilità può risultare di una certa utilità sia ai lavoratori che agli stessi imprenditori.
Non si tratta, dunque, di negare la fruizione della flessibilità ma di relativizzarla alle esigenze del paese di Sassuolo. Di renderla più matura e farle giocare un ruolo più importante nello scacchiere della politica economica locale. In altri termini, deideologizzarla e farne una realtà utile e condivisa da tutte le parti in campo.

(Comitato Conto anch’io a Sassuolo)