“Non possiamo non accogliere con soddisfazione il gelo con il quale anche una buona parte delle istituzioni modenesi ha accolto la nuova era “barricadera” della Giunta Comunale. A tutto evidentemente c’è un limite e, un’ampia area moderata, per evitare il senso del ridicolo e rispettosa del ruolo ricoperto, ha intelligentemente scelto di marcare le distanze dal cambio d’abito deciso dalle parti di Piazza Grande”. Così il Consigliere regionale del PDL Enrico Aimi intervenuto nuovamente sulla campagna mediatica “di un populismo senza precedenti” lanciata dalla Giunta. Il coordinatore vicario del PDL provinciale, dopo aver sottolineato “che a tutto c’è un limite, ma questa volta gli eredi di Togliatti sono andati oltre ogni più fantasiosa ipotesi”, ha rimarcato la “totale assenza di visione politica e gestionale di una sinistra sempre più allo sbando dinanzi ad una crisi che non ammette tentennamenti. I nodi sono arrivati al pettine e i compagni, dopo mesi passati a fare sfilate di protesta in centro, sit-in di solidarietà e lunghe sedute di profonda riflessione ai salotti generali – tutt’ora ahinoi in corso – hanno deciso di ufficializzare il ruolo di compagine di lotta e di Governo.

A questo punto – ha aggiunto l’esponente pidiellino – nel marasma strategico che sta caratterizzando l’attività dell’Amministrazione ci chiediamo: a quando il girotondo di rito? Magari lo si potrebbe organizzare proprio in Piazzetta della Ova oppure in Piazza Grande dove c’è chi ha già dimostrato, megafono alla mano, buone doti in termini di strumentale e stucchevole propaganda. Conosciamo tuttavia già l’epilogo del girare troppo a lungo in tondo, mano nella mano, canticchiando l’antica filastrocca; ma così è anche a Modena, quando si imbocca per troppo tempo la carreggiata della rotonda politica senza mai svoltare per una strada alternativa che porti almeno a un qualche tangibile e positivo risultato: se dopo 65 anni di fallite prove da astronauta non siamo finiti sulle stelle – ha concluso Aimi – è solo perchè, anche qui come altrove, il destino della sinistra è quello di finire dove merita: “giù per terra””.