Perché il sistema imprenditoriale italiano perde progressivamente competitività? Quali sono le conseguenze della nostra incapacità ad affrontare le sfide che la globalizzazione ci pone? Come valorizzare il perdurante (per fortuna) “saper fare” italiano e rendere i nostri prodotti globali e allo stesso tempo unici e non omologati? Il 23 marzo esce in libreria “L’internazionalizzazione del tortellino. Pene e travagli dell’Italia nel mercato globale” (collana Fondazione ISTUD / Lupetti) di Giovanni Roncucci. Il volume affronta questi interrogativi partendo da una visione storica, per comprendere il presente e ipotizzare il futuro, utilizzando il tortellino come esempio delle tante tipicità e produzioni italiane che possono essere le vere trascinatrici di un processo di internazionalizzazione della nostra economia. L’autore, forte di una lunga esperienza da economista d’impresa, maturata affiancando le imprese sui mercati internazionali, traccia un’analisi di quelli che sono i punti di forza e le carenze del nostro sistema produttivo. Lo fa intrecciando temi più propriamente economici con considerazioni sociologiche al fine di spiegare il perché di certi comportamenti che caratterizzano gli imprenditori italiani e li distinguono da quelli di altri paesi.

Ecco allora che la perdita di competitività si spiega con la mancanza di cultura dell’internazionalizzazione, per motivazioni in parte legate all’orientamento al prodotto, in parte legate a connotazioni comportamentali consolidate e che, oggi, si fanno fatica a cambiare; oppure con la debole identità nazionale che mal si accompagna all’accettazione di un sistema di regole condiviso e alla promozione e valorizzazione di un sistema paese. “Si avverte la necessità di nuove ricette, che però implicano un pensiero differente – scrive nella prefazione, Maurizio Guandalini, economista della Fondazione ISTUD – la necessità di modificare la cultura familiare dell’impresa per porre le basi per una reale internazionalizzazione della nostra economia, dove non è più solo l’esportazione che crea le condizioni per lo sviluppo, ma l’abilità di trasferire il know how necessario a competere anche sui mercati internazionali. È il tempo del coraggio, dell’acquisizione di metodi, della fame di conoscenza per crescere, prima ancora che come imprese, come Italiani”. Insomma, ancora una volta occorre ripartire da un rinnovamento culturale. Solo così l’Italia dei tanti tortellini potrà farcela.

Giovanni Roncucci. Nato nel 1960 a Fusignano, vive tra Ravenna e Bologna, dove lavora come economista d’impresa, esperto di percorsi di internazionalizzazione. Laureato in Economia a Modena, ha lavorato come consulente di direzione sviluppando nel contempo progetti internazionali per diverse istituzioni, dalla Banca Mondiale alla Commissione Europea. Nel 2001 avvia la società di consulenza Roncucci& Partners, oggi presente oltre che a Bologna, a Belgrado in Serbia e a Chennai in India. Ha lavorato in oltre quaranta paesi nel mondo, seguendo progetti sia di technical assistance che di internazionalizzazione d’impresa. È formatore sui temi del business planning e del project management.

Giovanni Roncucci – L’internazionalizzazione del tortellino. Pene e travagli dell’Italia nel mercato globale – pagine 136 / in libreria dal 23 marzo 2012 -distribuito da Messaggerie Libri