La decisione del tribunale di Reggio Emilia, che nei giorni scorsi ha concesso alla questura di rilasciare il permesso di soggiorno ad un cittadino uruguayano sposato con un italiano, così da consentire alla coppia di continuare a vivere assieme, crea un importante precedente nella nostra regione verso il riconoscimento delle unioni omosessuali.

Il tribunale ha agito sulla scia della storica sentenza della Corte di Cassazione del 16 marzo scorso, che stabilisce il diritto delle coppie gay ad avere una “vita familiare” al pari delle coppie etero, riconoscendo per la prima volta in Italia alcuni diritti agli omosessuali che si sono sposati all’estero, così come stabilito dalla sentenza della Corte di Strasburgo del 24 giugno 2010. In Europa il vincolo matrimoniale viene disciplinato da ciascuno degli Stati membri secondo il proprio diritto di famiglia. Per contro, le normative che regolamentano la libera circolazione dei cittadini europei e dei loro famigliari hanno un grande peso giuridico, e vanno applicate anche nel caso di unioni che non sono ufficialmente riconosciute dallo stato.

«Finalmente – commenta l’avvocato Katia Lanosa, presidente regionale di AMI Emilia Romagna e commissario straordinario AMI Marche – anche nella nostra regione si colgono i frutti di una politica legislativa europea che si rivela assai più lungimirante di quella italiana. Oggi, nel nostro paese, le coppie gay non possono legalmente sposarsi, ma la direttiva europea sul riconoscimento del diritto di soggiorno ai famigliari (anche stranieri) dei cittadini dell’Unione, consente a quanti si sono sposati all’estero di vedersi riconosciuti alcuni diritti, tra cui quello fondamentale di poter vivere assieme».

«La speranza – conclude Lanosa – è che tali normative servano come spinta verso una sempre maggior consapevolezza delle esigenze delle coppie omosessuali che, al pari delle altre, dovrebbero poter godere di diritti che ne tutelino l’integrità».

AMI è la prima associazione matrimonialista che raggruppa professionalità differenti. Oltre agli avvocati e ai giuristi, fanno parte di AMI psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, assistenti sociali, mediatori familiari, appartenenti delle forze dell’ordine e in genere tutti coloro che si occupano a vario titolo delle problematiche connesse al diritto di famiglia. Scopo primario dell’AMI è la formazione professionale multidisciplinare, sia di base che di aggiornamento per fornire una competenza adeguata alla complessità dei problemi della famiglia, dell’infanzia e dell’adolescenza e più in generale dei diritti delle persone attraverso una serie di eventi sul territorio, convegni e simposi. AMI vuole infine porsi come organo d’assistenza per coloro che si trovano a vivere situazioni difficili a seguito di un procedimento di separazione, divorzio e quant’altro.